di e con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
regia di Michele Abbondanza
visto nell’ambito della rassegna “Da vicino nessuno è normale”
Teatro LaCucina, Olinda_29 giugno 2014
Duo d’assoli.
C’è un mondo intero nell’ossimorico sottotitolo di Esecuzioni, la nuova creazione di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni: uno spettacolo di contatti mancati, di unità impossibili da ricostruire, di solitudine e di assenza.
Le note di regia, scritte da Michele Abbondanza, promettono “un crescendo di comunicazione reciproca”: eppure – soprattutto per chi conosce le prese, le sincronie e gli equilibri dei due danzatori – resta chiara, fino alle ultime emozionanti immagini dello spettacolo, la scelta di limitare il contatto a pochissimi effimeri istanti.
Difficile sottrarsi alla tentazione di leggere Esecuzioni in termini autobiografici, anche se le note dei due creatori portano in una direzione di maggiore astrazione e universalità; ma c’è molto, moltissimo di personale messo in campo nell’intensa e coraggiosa performance presentata nello spazio intimo del Teatro LaCucina, ex Paolo Pini.
C’è la difficoltà – esplicitata tra il serio e il faceto da Antonella Bertoni – di distinguere pubblico e privato, e di tracciare i confini tra fuori e dentro la scena: “mi avete fatto soffrire tutta la vita!”, urla agli spettatori, indicandoli uno a uno. C’è il dialogo continuo con un corpo che è il proprio strumento di lavoro, che talvolta rifiuta di rispondere ai comandi e sul quale bisogna imporsi; c’è l’attività di insegnamento – cruciale per entrambi – trasposta in surreali auto-indicazioni coreografiche (“fai un volume”; “stai dentro la questione”; “molla!”).
E c’è poi una riflessione latente sulla propria identità di artisti, e sulla strada da prendere: in una delle sequenze più divertenti (e allo stesso tempo più amare) dell’intero spettacolo, Michele Abbondanza cerca il modo di uscire di scena “con dignità, perché bisogna sapere quando andarsene”, ma continuamente rientra, incapace di staccarsi da quel palco che è anche vita.
Accanto al doloroso fil rouge che percorre Esecuzioni, non mancano all’appello gli ingredienti tipici dello stile Abbondanza/Bertoni: l’ironia sottile e il gusto per il nonsense (le boccacce di Michele, le mani a papera di Antonella); lo studio profondo dell’equilibrio e dell’immobilità; le geometrie plastiche disegnate dalle incantevoli braccia della Bertoni. Ed è ben riconoscibile anche l’amore per la precisione delle immagini, la cura del disegno luci, la semplicità e allo stesso tempo l’efficacia degli elementi messi in campo sulla scena: soltanto un lampadario polveroso, il vestito avorio di lei, il completo giacca e cravatta di lui.
Ma si avverte un senso di rimpianto e di abbandono assente nei lavori precedenti, che lo rende un appuntamento spiazzante e imperdibile per chi ha seguito il percorso del duo. Quasi la sensazione di essere di fronte a un ‘addio’, o a una resa dei conti finale: mentre lo spettacolo si conclude, e i due danzatori si avviano verso la quinta sorreggendosi l’un l’altro come vecchi o naufraghi estenuati, ci si illude per un istante di poter ricevere una consolazione. Ma non c’è spazio per il conforto: resta un“toc toc” allo spazio vuoto, lo sfiorarsi senza incontarsi mai, la consapevolezza di essere da soli anche quando c’è un altro accanto.
Maddalena Giovannelli