Orfani_la nostra casa
Pater Familias_dentro le mura
Hi Mummy_frutto del ventre tuo
visto al teatro Elfo Puccini _ 28 gennaio – 2 febbraio 2014
Famiglia: il nostro punto di partenza, le nostre radici, il nostro bagaglio per il futuro. Kronoteatro, compagnia tutta al maschile di Albenga, declina questo tema nella retrospettiva che si è da poco conclusa al teatro Elfo Puccini di Milano con Orfani_la nostra casa, Pater familias_dentro le mura e Hi Mummy_frutto del ventre tuo.
Familia_una trilogia è il risultato di una ricerca iniziata nel 2007 sui ruoli e i rapporti familiari, che sembrano in qualche modo rispecchiati anche dalla stessa composizione della compagnia: un attore maturo ed esperto intorno al quale ruotano i ‘figli’.
I tre spettacoli indagano le diverse sfaccettature dei conflitti generazionali, analizzandone tutti i possibili risvolti. È già il nome del gruppo a rivelare un interesse in questo senso: Crono, titano della mitologia greca che uccide il padre e divora i figli, verrà poi sconfitto dal suo ultimogenito Zeus.
In Orfani_la nostra casa cinque giovani senza passato vengono educati alla Verità da un misterioso e ieratico maestro. Tutto ciò che è fuori è pericoloso, va combattuto. Il dentro è il luogo in cui risiede la verità, un luogo buono, per quanto squallido, ma che alla fine diventa “casa”, anche se è solo un recinto di terra. Pater familias_dentro le mura e Hi Mummy_frutto del ventre tuo, analizzano invece i ruoli del padre e della madre, il loro rapporto con i figli, immagini speculari o antitetiche dei genitori. Il debole padre-minotauro di Pater familias cerca invano di contrapporsi al figlio e ai suoi amici, creature rabbiose e notturne che, proprio come nel mito edipico, arriveranno ad abbatterlo. In Hi Mummy i figli sono invece meri riflessi dell’immagine materna, una figura monstrum che impedisce di allontanarsi e di affermare la propria identità.
Gli elementi della messa in scena sono gli stessi nei tre spettacoli: ambientazioni buie, scenografia ridotta al minimo, musica elettronica alternata a silenzi assordanti, specchi che riflettono immagini e luci. Il punto di forza della trilogia è la ‘recit-azione’, che parte dal corpo, spesso nudo: una danza di gesti-simbolo, che gli attori propongono non di rado all’unisono.
I testi essenziali ricordano nel lessico le tragedie greche: si captano frasi che potrebbero essere citazioni eschilee, termini aulici e imponenti. Eppure l’energica partitura di azioni e parole non risulta organica come dovrebbe: a mancare è un reale sviluppo, un percorso drammaturgico completo capace di portare autentico pathos.
La prova più matura delle tre risulta senz’altro Pater familias_dentro le mura: l’evoluzione drammatica pare più chiaramente delineata, l’evocazione della vicenda mitica del labirinto e del Minotauro aggiunge spessore alla narrazione, convince la riuscita intuizione scenografica (semplici tavoli che vengono spostati di continuo al ritmo della musica elettronica per costruire ambienti mutevoli). Qui la figura genitoriale (Maurizio Sguotti) risulta meno opprimente sulla scena, e la tematica ancestrale ed atavica che anima la trilogia prende un vigore e una profondità assenti nelle altre due creazioni. Un buon punto da cui ripartire per le prossime tappe del percorso della compagnia.
Alessia Calzolari