Un mondo in miniatura, composto da cartoncino, ovatta e legno, trasporta lo spettatore in un ambiente giocoso, dove ad agire è un piccolo pupazzo, con i capelli biondi fatti di lana e un cappuccio rosso. È questa la prima immagine che accoglie, come in una casa, gli spettatori digitali alla visione di Into the Woods, la performance a episodi, per la regia di Lorenzo Montanini, che rielabora il mondo del ricordo legato alla fiaba di Cappuccetto Rosso.
Cappuccetto Rosso, mossa da una mano e da voce femminile (quella di Simona Di Maio), si incammina verso la casa della nonna per portarle alcuni regali. Fin da subito la vicenda si discosta dalla fiaba tradizionale: nel bosco infatti la bambina non incontra il lupo, ma una serie di sfide che grazie alle sue doti — gentilezza e generosità prima di tutto — riesce a superare.
Il panorama del bosco è cupo; percepiamo il suono del vento, degli insetti che spaventano la bambina, del fiume e di un cancello arrugginito. La calda e rassicurante dimensione con cui si apre la performance è ora solo un ricordo. Questa versione della storia — tratta dalla tradizione orale e raccolta nelle Fiabe italiane di Italo Calvino con il titolo La finta nonna — vede la stessa Cappuccetto Rosso affrontare da sola, non soltanto il percorso nel bosco, ma anche il nemico e i suoi inganni.
Giunta alla destinazione la bambina non trova la nonna: è stata già divorata dall’Orca. Cappuccetto, un personaggio molto meno naïf rispetto a quello narrato dai fratelli Grimm, fiuta subito l’inganno, e riesce anche a dissimulare la sua percezione.
Non contenta l’Orca offre per cena a Cappuccetto i resti del corpo della nonna, la bambina li assaggia e capisce che si tratta proprio di denti e di orecchie umane. La giovane, nella metafora della fiaba, si nutre così del proprio passato, portando avanti il ciclo naturale della vita.
Anche quando Cappuccetto inizia a rivolgere alla finta nonna le classiche domande legate al suo mutato aspetto vediamo un’importante variazione che conferisce alla bambina una furbizia e uno spessore che i Grimm avevano tolto al personaggio. Cappuccetto infatti si salva, ingannando l’Orca e facendola annegare, senza l’aiuto del cacciatore — come accadeva invece nella versione più conosciuta della fiaba — né di nessun altro agente esterno.
La centralità e la riacquisita autonomia del personaggio è sottolineata dalle scelte di regia: Cappuccetto è l’unico personaggio che si muove sulla scena, gli altri sono solo voci, personificazioni dei riti di passaggio che la bambina dovrà affrontare. La sua è una storia di iniziazione, un percorso che la vede uscire di casa, ancora bambina, e rientrarci da adulta, alternando, come in tutte le fiabe, sfide e successi, simboli e poesia.
Valeria Gail Coscia
Into the Woods – La finta nonna
un progetto di e con Lorenzo Montanini, Isabel Albertini e Simona di Maio
regia video, 360° e scene Lorenzo Montanini
scene e pupazzi Isabel Albertini
manipolazione Simona di Maio
Questo contributo è parte dell’osservatorio della Settimana delle Residenze Digitali.