Nella penombra, al centro della scena, percepiamo la presenza di una donna, la sentiamo poi affermare con tono perentorio «sono un’artista». Le luci si accendono e Luisa Borini, esplicitando fin da subito una coincidenza tra gli eventi raccontati e la sua biografia, si dichiara al pubblico come un’esperta artefice di liste: segue una serie variopinta di categorie soggette a queste liste che, pur spaziando ampiamente nei diversi ambiti e contesti, presenta una sua decisa centralità e importanza all’interno della dimensione amorosa, e in particolare nella sfera delle relazioni passate. L’amore di cui parla Borini è un amore sognato e vissuto a qualunque costo, tanto da avvicinarla al rischio di perdersi, di mettere sé stessa da parte pur di viverlo.
In abito rosso, colore simbolo della passione, ma anche d’azzardo e pericolo, l’attrice si racconta in un monologo intimo e sincero, ripercorrendo le «montagne russe emotive» del proprio trascorso sentimentale. Lo spettacolo nasce da una ferita autobiografica e dall’esigenza di raccontarla: Luisa ha sognato un amore che le permettesse di sentirsi stabile e completa, tessendo un legame simbiotico e inscindibile con l’altro, all’interno del quale i contorni dell’io sfumano in un orizzonte condiviso, ovvero quello della dimensione di coppia.
«Insieme» è la parola che ricorre a più riprese nello spettacolo, viene pronunciata costantemente dall’attrice in scena, dapprima identificando una dimensione ideale e sognata da raggiungere, poi una prigione da cui fuggire: «insieme» è un concetto duplice, a tratti ingannevole, e che nasconde nei fatti della biografica raccontata in scena paura e solitudine.
Molto dolore per nulla, monologo scritto e interpretato da Luisa Borini, riflette le conseguenze del mettere la propria vita in mani altrui, ripercorrendo le tappe che affrontano il tema della dipendenza emotiva: l’idillio dell’inizio, i primi problemi, l’immaginario e le aspettative che progressivamente si infrangono contro una realtà indifferente ai sogni di bambina di cui Luisa si è nutrita, l’accettazione paziente e speranzosa che conduce alla perdita dei confini della propria identità.
Luisa racconta la storia di un viaggio a ritroso in solitaria, le fa compagnia in scena solamente il microfono attaccato a un lunghissimo cavo che sembra muoversi flessuosamente seguendo i continui rivolgimenti dei suoi pensieri. Luisa porta con sé questa matassa, se l’attorciglia al corpo e poi la distende, la getta e la riprende secondo i ritmi della corrente di un cuore confuso, un groviglio da districare a passi lenti.
L’autoironia è lo strumento prediletto di questa narrazione, messa in scena come un atto di coraggio dinnanzi alle avversità, una chiave per interfacciarsi con il dolore. Il tono scherzoso che avvolge la narrazione restituisce i pensieri stravaganti e pieni di speranza che accompagnano storie amorose dell’infanzia e dell’adolescenza fino al sopraggiungere del grande amore, travolgente e passionale a cui Luisa si concede completamente. Soggiogata da questo amore, si adegua all’altro, accetta, sopporta, subisce.
Per sfuggire all’angoscia della solitudine parte per l’Australia facendo suoi i sogni di «Lui». Pur di non essere abbandonata, nonostante le angherie cui è sottoposta, cambia i suoi stessi modi e pensieri fino a non riuscire a riconoscersi più al di fuori di quel “noi” che risuona poi in uno spazio vuoto, nel momento in cui realizzata la tossicità della relazione in cui si ritrova, decidendo finalmente di lasciare «Lui».
Luisa Borini, così, si mette a nudo in una narrazione personale, dal linguaggio confidenziale e schietto offrendo allo spettatore uno specchio in cui potersi rivedere, affrontando le nevrosi e le idiosincrasie contraddittorie e profonde che in parte risuonano in ogni di noi, restituendo allo spettatore un percorso di presa di consapevolezza che fa pensare a chi l’ascolta, contrariamente a quanto potrebbe suggerire il titolo, che non sia stato poi “molto dolore per nulla”.
Maria Chiara Bontempi
immagine di copertina: foto di Federico Martinelli
MOLTO DOLORE PER NULLA
di e con Luisa Borini
disegno luci Matteo Gozzi
progetto sonoro Leo Merati
abito Clotilde Official
produzione Atto Due
sostegno di ZUT!, C.U.R.A Centro Umbro Residenze Artistiche e Strabismi / Selezione Strabismi 2022
La recensione fa parte dell’osservatorio critico dedicato a Genera Azione Festival