Due performer danzano sul fondo del palcoscenico. Vista per frammenti, potrebbe sembrare una danza-inchino, una sorta di loop ‘pubblicitario’ che si ripete continuamente, uguale a sé stesso. Ma la scena lentamente si trasforma e, se osservata con attenzione, rimanda a un movimento che, come una cellula esplosiva, è destinato a trasformarsi in altro. Questa immagine proviene dalla scena di Scarabeo_Angles and the Void di Andrea Costanzo Martini (in scena insieme al performer Avidan Ben-Giat): un lavoro che partendo dalla sperimentazione e dalla ricerca performativa riesce a comporre un vocabolario coreutico costantemente da decifrare, dove lo spettatore è chiamato a una lettura attenta degli elementi proposti. Lo Scarabeo, inteso sia come simbolo di rinascita, sia come gioco – quello che, attraverso la combinazione delle lettere, dà vita a parole nuove – è infatti lo spunto da cui nasce il lavoro del performer. Un vero e proprio “laboratorio del movimento”, immortalato in fasi distinte: nascita, durata, ripetizione, cambiamento.
Gli interpreti in scena alternano movimenti ripetuti nello stesso punto dello spazio a mosse energiche che lentamente si discostano dall’input iniziale. Entrambi arrivano a esaurire il gesto di partenza fino a trasformarlo in un movimento nuovo, diverso da quello che il corpo stesso trasmette in un primo istante: il loro è un flusso di ricerca dove lo scopo è quello di tendere verso le origini del movimento per snodarlo, allungarlo, frammentarlo, in tutte le sue varianti possibili. Una complessità che segue di volta in volta i rumori che provengono dalla scena: dai gorgheggi interni del corpo al rumore sordo dello stridere di una pietra contro terra.
Il risultato di questo esperimento è la proposta di un originale vocabolario della danza pura: proprio come accade con lo scarabeo, i movimenti dei due performer sembrano lettere alla ricerca di una nuova declinazione e di un nuovo spazio in cui immergersi. E, allo stesso modo, ricalcano quel ciclo vitale e naturale che porta alla rinascita e al rinnovamento, del movimento e dello sguardo. I corpi-lettera dei danzatori dimostrano la necessità di una pratica che si reinventa, seguendo i fili dell’organicità, anche dentro a un processo di de-composizione. Un allenamento per visioni del tutto inaspettate.
Carmen Pedullà
Scarabeo_Angles and the Void
di Andrea Costanzo Martini
con Andrea Costanzo Martini e Avidan Ben-Giat
Visto nell’ambito di Iteatro Festival, al Teatro della Luna di Polverigi_ 31 giugno 2017