Un festival di arti performative che si svolge nei luoghi della città non può ignorare l’inevitabile relazione e il dialogo che si instaurano tra la dimensione artistica e quella sociale. L’arte attinge dalle strutture della realtà in cui nasce e che tutti abbiamo in comune, trasformandole e creandone di nuove: possiamo ricorrere, così, ai processi e agli eventi artistici per scoprire qualcosa in più dei processi sociali. Victor Turner, antropologo inglese, fu uno dei primi studiosi ad usare la performance come lente attraverso cui guardare l’uomo inserito in una società in continua evoluzione.

M. C. Escher, Metamorphosis III (1967-1968), excerpt 7

Turner parte dal concetto di “dramma sociale” per definire le situazioni di frattura delle tradizionali regole del vivere comune, come, ad esempio, una serie di conflitti sociali interni che si manifestano con una rivoluzione. Al momento di rottura segue un periodo di crisi e di riflessione critica mirata a rivisitare i valori precedenti, per approdare, infine, a un nuovo equilibrio. Il periodo di discussione che caratterizza la transizione da una situazione sociale a quella nuova è identificato come una zona liminale. Il concetto di limen, di confine, soglia, è ripreso da I riti di passaggio di Van Gennep e sviluppato poi nell’identificazione del liminale, un contesto di ibridazione sociale e culturale, dove si gioca coi simboli e si creano nuovi significati che servano da modelli e paradigmi; in questa fase di creatività culturale, che interiorizza e supera la vecchia creando nuova cultura, si può operare una riflessione critica mettendo in scena performativamente il proprio corpo.

Le società che sopportano opposizioni e conflitti dovuti a queste fasi di passaggio, sentono il bisogno di svagarsi e giocare attraverso quello che possiamo definire arte; per Turner questo è il concetto di liminoide: poesia, musica, teatro, danza, arti figurative sono un luogo in cui il materiale culturale è esplorato, in cui ci si diverte coi significanti e si creano nuovi significati. Proprio attraverso il gioco e la sperimentazione libera che ne deriva ognuno può vivere esperienze creative e ampliare, rendere dinamica la visione dei tasselli che compongono la cultura. Nel concetto di liminoide i temi sono ripensati e messi in gioco artisticamente; in quello di liminale i temi prendono la forma di azioni sociali e politiche volte a stravolgere o ridefinire il vivere comune. Entrambe le situazioni, però, hanno la potenza di trasformare e ripensare la società, da un lato nella sfera del simbolico, dall’altro nella sfera del reale. La riflessione è permessa dalla sua performance, una messa in scena attiva di corpo e mente di ognuno; to perform significa produrre, portare a compimento, eseguire e in questa esperienza del fare psicofisico si può riflettere sull’esperienza stessa, su di sé e la società. La performance, per il suo carattere sperimentale e critico costituisce una forma di metacommento sociale: con le parole di Turner, «una storia che un gruppo racconta a sé stesso e su sé stesso».

Hu_robot di Claudio Prati e Ariella Vidach (foto © ariella vidach – AiEP)

Le alleanze dei corpi fa propria questa prospettiva: il mettere sé stesso in gioco, con un corpo in uno spazio, è un’azione sociale, in quanto momento e luogo condiviso con altri cittadini, e al contempo è un’azione simbolica e artistica. Le alleanze dei corpi si pongono sulla distanza tra il liminale e il liminoide, tra la sfera artistica che può produrre nuove idee e quella pubblica che potrebbe accoglierle e integrarle. Il limen è sottile, perché comune è lo sguardo su elementi diversi come l’antropologia e la danza, la sfera sociale e la sfera artistica: al centro vi è l’indagine sull’uomo, la riflessione sulla convivenza e sulle relazioni che si possono instaurare tra persone, tra arte e cittadinanza, tra simbolico e reale. Si rivela, quindi, prezioso un festival che fa emergere l’importanza di questi due aspetti nella loro connessione indissolubile e che porta nei luoghi della città la performance e, viceversa, introduc e temi sociali nel discorso artistico. Perché se ci occupiamo di arte, sia come spettatori che come professionisti, ci occupiamo dell’uomo e delle relazioni che naturalmente instaura con il mondo.

Shahrzad M.


Questo contenuto fa parte dell’osservatorio critico Raccontare le Alleanze