di Cormac McCarthy
Scena e regia Di Fabio Sonzogni
visto al Teatro Sala Fontana di Milano _ 15-25 gennaio 2013
Sunset Limited è la storia di una dura partita, quella tra Bianco e Nero. Nero è un uomo di colore, ha alle spalle un passato di galera e una conversione al cristianesimo. Bianco invece è un professore che vuole gettarsi sotto il Sunset Limited, il treno passeggeri in servizio tra la California e la Florida. Nero, per caso, salva Bianco dal suicidio e lo porta a casa sua. Ma Bianco non vuole essere salvato, vuole solo essere libero di morire.
Davanti ad un tavolo spoglio, baricentro delle forze in campo, i due si sfidano in un incontro/scontro lucido e spietato. Il loro dialogo, fatto di battute fulminee e taglienti, fin da subito si mostra tragico: sulla scena sono rappresentare due polarità inconciliabili, le cui parole anziché avvicinare, allontanano irrimediabilmente i due uomini. Non è possibile alcun punto d’incontro, entrambi sono destinati alla solitudine più atroce. Nero, dopo avere sentito la voce di Dio, trova nella fede l’unica ragione di esistere e crede nella promessa di una vita eterna; Bianco, al contrario, crede solo nell’egemonia dell’intelletto e trova nel suicidio l’unica possibilità di salvezza dalla miseria e sofferenza umana. Dapprima Nero parla mentre Bianco ascolta in silenzio. Poi Bianco passa al contrattacco e Nero è costretto a sviscerare la propria vita e mettere alla prova la propria fede.
La scenografia essenziale ma ben studiata (il bollitore che fuma sui fornelli, la pioggia intravista dalla finestra, il crocifisso sulla parete di fondo) restituisce dapprima l’immagine di un ambiente rassicurante e accogliente. La quiete dell’appartamento è però talora turbata dalle grida dei tossici e disperati che vivono nel condominio di Nero. L’abitazione di Nero ha infatti un volto inquietante e claustrofobico: la porta d’ingresso è sbarrata da un pesante chiavistello e robuste catene e Bianco vi è tenuto prigioniero come si trattasse di un ostaggio dal salvatore/giudice Nero.
Il dialogo tra Bianco e Nero mantiene un ritmo serrato e incalzante, ma dopo l’intervallo gli attori appaiono affaticati e meno brillanti. In generale sia la recitazione sia la fisicità degli attori, talvolta troppo caricaturale, tende ad appiattire la complessità dei personaggi, a tratti relegandoli alla costruzione di semplici stereotipi: uomo bianco, istruito e cinico contrapposto a uomo nero, ignorante e sempliciotto. Questo è uno dei nei dello spettacolo.
La feroce partita tra Bianco e Nero, come nel romanzo omonimo di McCarthy, non ha né vinti né vincitori. Il regista, così come l’autore, ha il merito di non prendere posizione ma si limita a rappresentare l’alterità radicale che separa i punti di vista dei due uomini. Il finale rimane dunque volutamente ambiguo e sospeso. Sunset Limited è un testo amaro che rappresenta i nodi più cruciali e drammatici dell’esistenza umana: la religione, il senso del mondo, il dolore e la morte. Per McCarthy non c’è via di scampo: l’uomo è disperatamente solo e inascoltato. Se crede in Dio sente a stento la sua voce, se non crede in Dio non trova senso al suo esistere. Sonzogni riesce a ricreare un dialogo molto fedele all’originale, ma soprattutto rispetta l’intento più importante del suo autore: insinuare dubbi, inquietare, risvegliare le coscienze, non dare risposte definitive, soluzioni prevedibili. Spetta al lettore/spettatore la prossima mossa.
Alessandra Cioccarelli