di Martina Allievi
Due giovani fidanzati, una vedova inconsolabile, il debitore del defunto marito e un direttore di banca felice di festeggiare, con la moglie, i suoi primi anni di attività: questi i protagonisti dei tre atti unici di Cechov (La domanda di matrimonio, L’orso e L’anniversario), messi in scena da Roberto Rustioni al Teatro i di Milano, dal 29 novembre al 10 dicembre 2012.
Tre situazioni comuni, forse banali e un po’ patetiche ma che, su un palco pieno solo della presenza di Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli e lo stesso Rustioni, ci mostrano tutta la loro assurdità. I personaggi, si parlano ma non si sentono, si rincorrono e si mettono a nudo, rivelando una follia e una violenza che ci disorientano. Lo spettatore si trova trascinato in quello che non sembra più teatro, ma invece, uno squarcio di vita vera e, con stupore e forse paura, si vede e si riconosce in quei corpi nevrotici, irrazionali e, soprattutto, soli.
Si ride, anche: si ride per l’assurdità delle situazioni, che diventano, atto dopo atto, sempre più pesanti e si ride perché in fondo i personaggi sono grotteschi e goffi ma, uscendo dalla sala, con ancora lo stesso sorriso, ci si accorge che è stato un ridere amaro, sempre. Un modo di difendersi che serve a distaccarci da quella violenza che ci viene mostrata sul palco in cui, anche se non lo vogliamo ammettere, tutti ci riconosciamo. E lo spettacolo finisce anche in musica, con una danza che nulla ha di elegante ma è invece disarmonica, forzata e un po’ insensata, come anche erano apparse la vita e le vicende dei protagonisti. Quando si esce dalla sala si trae quasi un sospiro di sollievo per essere ritornati alla nostra vita reale, semplice e felice, lontani dalla disgraziata esistenza dei personaggi, che in fondo erano solo figure inventate, lasciate vivere per il tempo della messinscena ma, ormai, già morte. Sollievo che scompare quasi immediatamente, quando ci si accorge che forse Rustioni ci ha mostrato che i veri attori siamo noi, e il suo spettacolo era solo una possibilità che ci ha permesso, per poco tempo, di lasciare il nostro ruolo che recitiamo quotidianamente, per mostrarci cosa siamo realmente.
Questo contenuto fa parte del Progetto scuole di Stratagemmi_prospettive teatrali