Come definiresti il tuo rapporto con MilanOltre?
Per me si tratta sicuramente di un ritorno a casa. Buona parte della mia carriera fin qui è stata all’estero. Quando poi ho deciso di iniziare a essere un libero professionista la mia base è diventata Milano. Ho avuto così l’opportunità di presentare a MilanOltre il mio primo lavoro coreografico, forse il più ‘professionale’ e serio fino a quel momento. Da lì in avanti, quasi ogni anno, MilanOltre è diventato un appuntamento fisso. Poter aprire questa trentunesima edizione e poterlo fare oltretutto con una compagnia importante come Aterballetto, è stato davvero un grandissimo onore. Molto stress, ma anche molta felicità!

In che modo, nel tuo lavoro, la tradizione si lega alla contemporaneità?
Il mio lavoro, anche quello più virato al contemporaneo, rappresenta sempre il mio passato e, in generale, la dimensione classica della danza. Quest’ultima è profondamente legata a un’idea di architettura perfetta, di linee tradotte in movimento. Il mio è allora un lavoro di destrutturazione, che non abbandona però la tecnica originale, quella della tradizione: è come se avessi un foglio bianco e, fatta una linea con un carboncino, ci potessi passare la mano sopra. La linea che rimane è l’idea del classico, quindi da dove vengo, e le sfumature sono le deformazioni che io porto alla linea e al corpo.

A MilanOltre hai portato due lavori Domus Aurea, spettacolo con cui hai aperto il festival, e Lorca sono tutti. Quali sono le differenze e i punti di contatto tra i due?
Sono spettacoli estremamente diversi. Innanzitutto per i temi affrontati. Mentre il lavoro con Aterballetto prende le mosse da un concetto astratto, in Lorca sono tutti si parte dall’immaginario di un grandissimo poeta: è il tentativo di far emergere l’immaginario della mente di Lorca. Non si tratta di un lavoro narrativo, ma evocativo, pieno di simbolismi. Anche il linguaggio, rispetto a Domus Aurea è molto più marcato perché gli interpreti sono danzatori con cui lavoro da ormai quattro anni. Anche l’estetica cambia radicalmente: mentre in Domus aurea troviamo una bellezza più fredda, dove regna il bianco, legata a una precisa idea di architettura, in Lorca sono tutti si ha una bellezza molto più tragica, più teatrale. I colori che prevalgono (il giallo e il rosso della bandiera spagnola e poi il nero) dimostrano che Lorca sono tutti è molto più passionale.

Ilaria Moschini


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView