Protogonos, nella tradizione orfica, è uno dei nomi di Fanes, creatura primigenia che ha un rapporto particolare con la luce. Che ruolo ha questo elemento all’interno del vostro lavoro?
In Protogonos la luce è estremamente determinante, ma cambia anche di senso nel corso dello spettacolo. Nella prima parte ha infatti una funzione ‘conservativa’, serve per archiviare, salvare, racchiudere; vogliamo preservare il nostro patrimonio artistico, come a dire che “l’arte è essenziale e va conservata per il nuovo mondo”. Nella seconda parte invece ci ritroviamo catapultate in questa nuova terra dove l’atmosfera cambia da tutti i punti di vista e la luce diventa elemento significativamente conoscitivo. Teniamo infatti in mano tre barre led e, proprio attraverso la luce che emanano, possiamo esplorare lo spazio intorno a noi verso la conoscenza. In un certo senso per tutto lo spettacolo la luce ci avvolge, ci definisce, l’abbiamo dentro: perché Protogonos è ognuna di noi!
Come nasce il legame con l’antica Grecia?
In realtà quando abbiamo dato inizio a questo progetto, due anni fa, siamo partite da un concetto di creazione più generico. Poi però abbiamo deciso di appoggiarci al mito orfico, sviluppando naturalmente un nostro pensiero preciso sulla creazione, intendendola principalmente come “creazione artistica”. Il punto di partenza del lavoro ora è un’ipotesi: dopo la fine del mondo bisogna ricostruire l’esistenza. Il nostro scopo è allora di reinventare, riscoprire, generare ed essere qualcosa di diverso in un mondo nuovo. Un percorso e un’idea che vogliamo raccontare non attraverso una narrazione tradizionale ma semplicemente facendo emergere alcune caratteristiche prettamente umane.
Com’è trattato il tema del tempo nella performance?
Noi guardiamo in faccia un mondo passato, che è stato, e un mondo futuro che verrà ricreato: non c’è dunque un’evoluzione diacronica lineare. C’è piuttosto un arco di tempo lunghissimo che si dissolve nei movimenti: non sappiamo quanti anni siano passati tra i vari momenti a cui assistiamo, non sappiamo se i movimenti accadano in contemporanea. Semplicemente si manifestano e noi siamo presenti. Il tempo esiste ma è sopra di noi, è come se fosse un’entità metafisica superiore.
Alice Moretti
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView