L’ombra di chi siamo stati, in un tempo che ormai è sospeso e sembra galleggiare in una nuvola di fumo che emana il volto nascosto del passato, incombe su di noi.
Il suono, fastidioso e di seguito sempre più assordante, della campanella, arriva all’improvviso: è tempo di lasciare la sicurezza di mamma e papà e affrontare il mondo: ne La Classe – un docupuppet per marionette e uomini di Fabiana Iacozzilli con la collaborazione del gruppo CrAnPi, torniamo ad essere bambini, su scomodi ed anonimi banchi di scuola, insieme a quattro dolcissime ed a tratti inquietanti marionette costruite con il supporto della scenografa Fiammetta Mandich.
La scelta di questo particolare tipo di teatro di figura infatti è stata la logica ma efficace conseguenza per metafore sottili e delicate, come i vetri di un paio di occhiali.
La compagnia di attori si muove e si relaziona con i protagonisti, se così possiamo chiamarli, della scena.
Sì, perchè il vero protagonista è innanzi tutto la rievocazione di un ricordo, forse dimenticato perchè troppo doloroso, ma le cui ripercussioni sono evidenti in chi deve crescere da solo e troppo in fretta. La realtà di un’infanzia rubata fa così bruscamente irruzione con registrazioni e testimonianze di vecchi compagni di scuola che la Iacozzilli ha raccolto in fase di scrittura drammaturgica, grazie ai quali a poco a poco viene svelata la figura di Suor Livia: il baffo nero che è riuscito ad insidiarsi a suon di violenza ed umiliazioni nelle viscere di bambini diventati adulti.
Lo spazio è perfettamente coreografato con visioni che aprono a poco a poco l’immaginario dello spettatore il cui punto più interessante è la figurazione del trascorrere del tempo e l’incapacità di reazione a qualcosa di troppo più potente: i puppetz immobili guardano una palla che perde la sua funzione ludica per sottolineare la graduale perdita dell’innocenza.
Le potenti visioni si sgretolano poi gradualmente con scelte opinabili di interventi che calcano, forse con prepotenza, su emozioni e sentimenti che sono limpidi e chiari fin dall’inizio. L’inespressività delle marionette è raffinatamente ribaltata grazie alla perfetta tecnica dei performer dal cui volto si raccoglie tutto l’essenziale che serve per farci partecipare amaramente a questo gioco.
Uno spettacolo che sicuramente non lascia indifferenti, e che riesce a trasformare le eventuali risate iniziali in spunti di riflessione verso un mondo che ci è appartenuto e dal quale a volte tentiamo, invano, di guarire.
Elisa Buonomo — LABA Libera Accademia Belle Arti
La classe – un docupuppet per marionette e uomini
Uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | CrAnPi
Collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri
Performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti
Scene e marionette Fiammetta Mandich
Con il supporto di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell’ambito del progetto CURA 2018
La recensione è parte del progetto WCritic 2019