Sicura, l’attrice siede con le gambe divaricate, le spalle aperte, il busto ben eretto, il petto gonfio d’aria. Gli avambracci paralleli alle cosce conducono lo sguardo dello spettatore alle mani aperte, piene di energia. Le dita arrivano quasi all’altezza delle spalle, e poi riscendono. Accompagnano le rapide salite e le calme discese della voce.

foto: Elisa Vettori

Così viene ritratta la figura di Giacomo Matteotti da Elena Cotugno, unica interprete nello spettacolo della compagnia Teatro dei Borgia. Giacomo è l’esito di un lavoro cominciato nel 2019 intorno alla figura dello storico segretario del PSI che ripropone due fra i suoi discorsi tenuti in parlamento. Nel primo, datato 31 gennaio 1921, denuncia le azioni delle squadracce fasciste e l’atteggiamento omertoso della maggioranza della popolazione; nel secondo si scaglia contro l’illegalità delle elezioni del 1924, poco prima di essere assassinato. A dominare la scena, nello spazio evocativo dell’Ex rimessa carrozze di Pergine, sono i resti polverosi di un parlamento in rovina, parzialmente coperto da teli di cellophane. Fra gli scranni divelti Cotugno emerge come un fantasma del passato, destinato a ripetere in eterno il proprio discorso, parola per parola: i testi, infatti, ripercorrono fedelmente gli interventi di Matteotti davanti ai parlamentari. Cotugno li riporta in vita grazie a un’interpretazione magistrale: il tono è volutamente enfatico, con drastici cambi di tono e intensità che rendono mobile la staticità della scena. A questa partitura di bisbigli di sdegno, veementi perorazioni, frasi scandite e grida di liberazione si accompagnano gesti minuziosamente studiati, che danno forza ai concetti espressi. Parole come “libertà”, “violenza”, “verità” diventano colpi scagliati con disperazione dalle poltrone di un parlamento semidistrutto, emblema di una democrazia fallita. Il discorso prolungato, la lotta estenuante affaticano l’attrice, costretta a togliersi la giacca, ad allargare il colletto, a slacciare il panciotto.

Il flusso di parole cede il posto a un intermezzo musicale: con voce flebile Elena Cotugno intona brani di note canzoni popolari. Si interrompe tre volte per inghiottire forzatamente dei bicchieri d’acqua, come se qualcuno cercasse di costringerla al silenzio. Nel tentativo di pronunciare il suo secondo discorso, tre anni dopo, Matteotti ingaggia una lotta nuova, sia fisica che verbale, contro i rappresentanti del partito fascista presenti in aula. Le parole del segretario del PSI seguono la via del ragionamento logico e razionale, supportato dai valori della giustizia e della legalità: «non parlo imprudentemente ma parlamentarmente», afferma per contrastare i suoi strenui oppositori.

foto: Elisa Vettori

La violenza verbale delle continue interruzioni viene tradotta da Elena Cutugno in un gioco di avanzate e ritirate: quando la logica discorsiva si dispiega, l’attrice si lancia con forza contro il fascio di luce obliqua puntata su di lei; d’altra parte, la risposta aggressiva dei parlamentari fascisti obbliga il politico socialista ad arretrare sempre più, fino a crollare a terra, sopraffatto dalle interruzioni rumorose e prepotenti. Ogni tentativo di istituire un dialogo viene continuamente ostacolato, le spinte all’indietro e le cadute si fanno sempre più incalzanti, fino al silenzio totale.

Che la figura di Matteotti sia interpretata da una giovane attrice permette di allontanarsi da una rappresentazione meramente mimetica del personaggio storico, consentendo alle parole pronunciate di incarnarsi in un corpo vivo. La necessità di tornare a riflettere sui concetti di democrazia e legalità – ancora oggi rinegoziati e messi in dubbio – rende Giacomo uno spettacolo capace di creare un ponte tra passato e presente, fornendo allo spettatore una testimonianza documentaria stimolante e parlando in modo chiaro e diretto alla società contemporanea.

Chiara Carbone, Alice Strazzi


foto di copertina: Elisa Vettori

GIACOMO
progetto Elena Cotugno, Gianpiero Borgia
parole Giacomo Matteotti e Interruzioni d’Aula
con Elena Cotugno
costumi Giuseppe Avallone
artigiano dello spazio scenico Filippo Sarcinelli
ideazione, regia e luci Gianpiero Borgia
coproduzione TB/Artisti Associati Gorizia

contenuto creato nell’ambito dell’osservatorio critico di Pergine Festival 2022