di Eva Cantarella
regia e immagini di Consuelo Barilari
visto presso il Teatro Franco Parenti_ 5 – 16 Novembre 2014

Non c’è scandalo a cui i greci non abbiano pensato prima di noi. Euripide porta in scena una donna matura innamorata del giovane figliastro già nel V secolo (e in ben due tragedie: Ippolito velato e Ippolito coronato).
Eva Canterella – giurista, studiosa del mondo antico e autrice della riscrittura – torna a dar voce alla vicenda Fedra, donna forte, che vuole decidere della propria vita “pur essendo donna”. Il testo sottolinea la forza eversiva della vicenda, e rende l’eroina tragica una donna contemporanea che ama e si chiede “cosa c’è di strano?”. E se nella versione dell’Ippolito che è arrivata fino a noi Fedra non ha il coraggio di dichiarare direttamente i propri sentimenti al figliastro Ippolito (ma probabilmente qualcosa di diverso doveva succedere nel Velato), in tutte le celebri riscritture – da Seneca, a D’Annunzio fino a Racine – la passione dell’eroina non ha freni: e proprio a queste più spregiudicate versioni sempra richiamarsi la femme fatale di dannunziana memoria pensata dalla Cantarella e interpretata dalla brava Galatea Ranzi, vampiresca e sensuale.

Con un trench strizzato in vita e grandi occhiali scuri à la Audrey Hepburn, la Ranzi si lascia andare a un concitato flusso di coscienza: la vicenda prende spazio tra salti e flashback e attraverso la voce indiretta degli altri personaggi del dramma. Il monologo è amplificato da alcune videoproiezioni che si intrecciano con ciò che accade in scena: Ippolito, che nell’originale euripideo viene sbalzato fuori dal carro da cavalli imbizzarriti, qui si trova schiacciato da una macchina finita fuori strada. A separare pubblico e spettatori un grande telo, che sfuma i contorni della protagonista, quasi a volerla rendere irriconoscibile: Fedra non è solo l’eroina tragica, ma ogni donna che prende in mano la propria vita, e non solo in campo amoroso.

L’intento di Eva Cantarella è chiaramente quello di trasportare Fedra dal V secolo ad oggi, e di ricordarci come ogni donna che fa scelte controcorrente si esponga immancabilmente al feroce giudizio maschile; ma se il lessico scelto e alcuni elementi della messinscena portanto coerentemente in questa direzione, la recitazione aulica e misurata della Ranzi pare una nota non sempre accordata. Il moderno e l’antico si intrecciano ma non si bilanciano: i versi in greco, i video, gli effetti sonori, la voce fortemente connotata di Carmen Consoli sono i (troppi?) ingredienti che si mescolano senza amalgarmarsi del tutto. Ma che ci consegnano un personaggio dalle forti risonanze, increbilmente attuale.

Alessia Calzolari