Cosa ti ha colpito di più dello spettacolo?
Antonio – Sicuramente la recitazione, sono stati molto bravi.
Stefania – Sì, più di tutto come hanno recitato. La scenografia, per esempio, non mi ha colpita particolarmente.
Antonio – A me invece la scenografia è piaciuta! Originale… nel complesso mi è piaciuto lo spettacolo.
Luca – Devo dire che ho già visto qualche altro spettacolo de La ballata dei Lenna e mi colpisce sempre moltissimo il modo in cui riescono a far dialogare la tematica racchiusa nel testo con la resa estetica. Mi piace come, anche nelle produzioni più piccole, abbiano sempre questa attenzione per una resa visiva che amplifica tutto quello che accade in scena.
Marina – L’abbraccio finale dei fratelli. Il fatto che abbia vinto l’avvicinamento di queste due entità completamente diverse, nonostante il padre, che poi alla fine è come se avesse generato due mostri. Due mostri che sono il fratello e la sorella, ma anche le due creature animalesche che vediamo sul palco: la donna-scimmia e l’Adamo-asino, che incarnano forse lo scontro tra evoluzionismo e creazionismo.
Per te chi sono questi “padri” di cui lo spettacolo parla?
Luca – Secondo me sono i figli del ‘68. Noi ci siamo illusi che la loro guerra valesse qualcosa ma in realtà hanno lottato di più per il piacere. Ma questo spettacolo mi ha colpito perché non è una lamentela, ma una sberla alla nostra di generazione, di noi ventenni e trentenni: ora siamo noi ad essere responsabili, e ci dobbiamo chiedere cosa desideriamo. La generazione del ’68 sapeva per che cosa stava combattendo, noi non sappiamo neanche se vale la pena alzarsi dal letto la mattina. Dico che è stato uno schiaffo perché ho intravvisto che se continuiamo così ci lasceremo condurre dal mondo fino ad arrivare, come accade per una dei due protagonisti – tra l’altro quella che sembrava più “sul pezzo” tra i due! – a vendere le persone come statue da salotto solo perché “ora si fa così”.
Come siete venuti a conoscenza di questo spettacolo?
Stefania – Su facebook, sulla pagina del teatro… Una cosa del genere.
Un aggettivo per descrivere quello che avete visto in scena…
Antonio – Interessante. Diciamo, uno spettacolo che ti fa pensare.
Stefania – Inaspettato, originale.
Marina – “Fuori dal comune” e “strabiliante”.
Che stato d’animo vi ha lasciato la visione de Il paradiso degli idioti?
Stefania – Confusione, forse non ho capito alcuni punti di collegamento tra le parti dello spettacolo. Ma, nonostante questo, ancor prima della confusione, ho percepito un senso di apprezzamento dello spettacolo.
Antonio – Emozione, a me è venuto in mente quando è morto mio padre. Mi è piaciuto molto.
A cura di Chiara Mignemi, Sara Monfrini, Veronica Polverelli