Quali sono le tematiche che più ti hanno colpito?

Andrea – Questo spettacolo parla di tutto: della morte, della sessualità, della fragilità, ma soprattutto parla dell’amicizia. Ci sono molte questioni che vengono tirate in causa: come i rapporti sopravvivono, come invece possono invecchiare, come possono cambiare totalmente. Persone che si conoscono da una vita possono invertire del tutto i loro rapporti anche solo per un piccolo avvenimento, e influire sulle persone che gravitano attorno a loro.

Cosa vi ha maggiormente colpito della performance?

Andrea – La spontaneità: sembrava che non recitassero. C’era un coinvolgimento emotivo fortissimo, dettato anche dalla vicinanza nello spazio. E i ragazzi erano così preparati che, nonostante la giovane età, sembravano attori con esperienza, fatti e finiti.

Secondo te lo spazio particolare della Cavallerizza ha influito sullo spettacolo?

Andrea – Assolutamente sì. È una scelta a mio parere fortunata quella di aver eliminato il palco e di aver distribuito il pubblico tutto attorno il perimetro, perché permette di rimanere dentro alla storia dall’inizio alla fine. Penso che in un teatro “normale” l’effetto sarebbe stato meno forte, perché in uno spazio così accade di sentirsi davvero insieme ai personaggi, letteralmente “nella stessa stanza”: ti volano gli oggetti di fianco, gli attori lottano proprio a un palmo da te e senti il terreno vibrare, vedi la tensione che si crea tra di loro. Anche il fatto di non vedere uno degli attori perché sta seduto dandoti le spalle non dà fastidio: magari perdo una parte ma ne godo un’altra, come accade quando assisti realmente a un dibattito.

Marina – Sì. Penso infatti che uno dei punti di forza dello spettacolo sia stato proprio il contatto con il pubblico che si crea in uno spazio come quello della Cavallerizza. In realtà non è qualcosa che sempre mi piace, ma nel caso di Nemici per la pelle ho trovato la scelta azzeccata. Eravamo lì con loro, nella stessa stanza, e questo ha fatto la differenza.

Sara – Moltissimo, sembrava quasi di poter sentire il loro respiro. Mi ha ricordato tantissimo un teatro che si chiamava Spazio Zazie e che purtroppo ha chiuso per mancanza di fondi. Vi recitavano compagnie di ragazzi giovani e lo spazio era molto simile alla Cavallerizza: il pubblico non interagiva ma era talmente vicino che faceva parte della scena.

Ti è piaciuto lo spettacolo?

Pablo (drammaturgo e regista)  Sì, è molto chiaro quello che deve arrivare. Mi ha coinvolto dall’inizio alla fine. Sono bravissimi gli attori e la drammaturgia è scritta in modo molto preciso. Poi vuole far star bene il pubblico, e ci riesce.

Tre parole per descrivere lo spettacolo?

Pablo – Beatles, pistole, amicizia.

Andrea –  Coinvolgente, inaspettato.

Tre parole per descrivere lo stato d’animo che ti é rimasto dopo lo spettacolo?

Pablo  Accoglienza, rompicapo (per via della trama e i vari incastri)… E poi Beatles.

Un consiglio per la compagnia?

Pablo  Bevete più alcolici veri!

A cura di Chiara Carbone, Sara Monfrini, Veronica Polverelli