Festival Luoghi Comuni _ Mantova 14-16 marzo 2014
a cura di Associazione Etre
Pubblico. Questa la parola d’ordine che ha guidato la sesta edizione del Festival Luoghi Comuni, la manifestazione della Rete delle Residenze Lombarde Etre presentata a Mantova dal 14 al 16 marzo. La parola è stata indagata in tutte le sue valenze semantiche: in primis per indicare quegli spettatori che il teatro italiano degli ultimi decenni ha troppo spesso trascurato e che invece dovrebbero influenzare gli artisti fin dal processo creativo. Ma ‘pubblico’ è anche un patrimonio culturale comune condiviso, mai scollato dalla realtà sociale che lo produce, che interroga e chiama in causa la polis.
Per avvicinarsi a questa idea di pubblico, il festival ha proposto eventi, spettacoli e performance in luoghi non solo teatrali: dai ristoranti alle vetrine dei negozi, dai bar alle piazze, i gruppi coinvolti hanno cercato di intercettare non solo esperti, appassionati e operatori, ma anche passanti e curiosi. I format presentati dal cartellone si sono adattati a questa esigenza: momenti perfomarmativi per un solo spettatore (come Hamlet private di Scarlattineteatro o Privato di Teatro Magro), per gruppi ridotti (Bed inside di Animanera o Ilinx Machine di Ilinx), o percorsi spettacolari condivisi in luoghi aperti (come Elvis’ Stardust del teatro delle Moire, o l’azione estemporanea che ha portato il gruppo Abbaiare alla luna nel centro di Mantova).
Il pubblico dell’era 2.0, abituato a interagire costantemente con quanto gli viene proposto, viene così messo a contatto con una dimensione fortemente partecipativa dell’evento teatrale: interrogato attraverso i tarocchi (Hamlet private), trasportato in macchina (Ilinx Machine), o addirittura messo in una condizione di promiscuità sessuale (Bed inside). Come accade con un telecomando, o con la tastiera touch di un device, lo spettatore può decidere cosa vedere: nel bel Pinocchio Ready Made di DelleAli Teatro, sono gli spettatori a chiedere quale capitolo ascoltare tra quelli scritti da Collodi.
Il rischio, tavolta, è che il contenitore si mangi il contenuto: in alcuni casi l’urgenza di stupire e coinvolgere sembra prevalere sulla costruzione di drammaturgie complesse e strutturate. Qualcosa di interessante accade invece quando l’impianto formale si fonde con la scrittura scenica: è il caso di Saga Salsa della Residenza Teatrale Qui e Ora, diretto da Aldo Cassano. Il pubblico è invitato a partecipare a un momento conviviale presso il Ristorante Giallo Zucca, dove le portate culinarie si mescolano a momenti di racconto. Non è certo la prima volta che teatro e cucina si incontrano (basti pensare, tra i molti esperimenti, a quelli proposti dal teatro delle Ariette); ma qui le vicende di tre donne – una nonna, una madre e una figlia – risultano strettamente intrecciate al luogo e alla circostanza della narrazione. Così, mentre si susseguono piatti a base di pomodoro, le tre protagoniste raccontano la loro piccola-grande saga familare e parlano del valore di una tradizione condivisa (come quella della salsa). Tra complicità, incomprensione e dolori, le cuoche mettono a fuoco la difficoltà di definire se stesse in rapporto alla propria storia e al mondo che le aspetta fuori dal ristorante.
E tra il tintinnio delle forchette, i sorrisi delle attrici che posano i piatti sulla tavola e le chiacchiere con un commensale che non si conosceva, il teatro riscopre la sua funzione più antica: quella di un luogo di relazione, innanzitutto umana.
Maddalena Giovannelli