Rimini Protokoll
Regia di Daniel Wetzel e Helgard Haug
Visto al Piccolo Teatro di Milano_11 maggio 2012
all’interno di “Milano incontra la Grecia” (Σatellart – Transmitting Greece)
I Rimini Protokoll approdano finalmente a Milano. Il collettivo berlinese (Premio Faust 2007, Premio Europa 2008, Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2011) è inserito nell’interessante laboratorio di dialogo interculturale che è il mini-festival “Milano incontra la Grecia”. La rassegna, ospitata come da tradizione al Piccolo Teatro, si presenta quest’anno nella veste nuova di “Σatellart – Transmitting Greece”, un canale privilegiato di esportazione in Europa della cultura greca contemporanea. Nel cast consultivo leggiamo il nome del grande regista Theodoros Terzopoulos, presente al Piccolo Teatro nelle precedenti edizioni, con Eremos nel 2011 e Aiace nel 2008. Milano è la prima tappa di questo circuito virtuoso (ci saranno poi Vienna e altre capitali) in sostegno ad un Paese che affronta la durissima crisi economica, ma non smette di produrre arte. In questa ottica di intersezione fra espressioni artistiche, la serata si è aperta con una performance di danza contemporanea (Moment…a duet for one) di Marianna Kavallieratou.
Qual è il legame fra i Rimini Protokoll e la Grecia? Tutto inizia dal Prometheus-Project voluto da Terzopoulos, una collaborazione fra Grecia-Turchia-Germania che confluisce in tre spettacoli al Festival Atene-Epidauro 2010. Anima tedesca del progetto sono appunto i Rimini Protokoll con la performance Prometheus in Athens (regia di Helgard Haug e Daniel Wetzel) rappresentata il 15 luglio 2010 nel teatro di Erode Attico, sotto l’Acropoli. Grande il successo di pubblico e critica, e infatti Σatellart ha scelto proprio questo spettacolo come uno dei più significativi degli ultimi anni: pur non essendo una produzione greca, in esso si esprime la realtà stessa di Atene.
I Rimini Protokoll hanno applicato il format già messo in atto in altre città (Berlino, Vienna), l’esperimento del “100 prozent. Eine statistische Kettenreaktion”: a partire dai dati demoscopici e secondo alcuni criteri (sesso, età, residenza, nazionalità, professione) viene scelto un campione di popolazione. In scena quindi non ci sono attori professionisti, ma gli “Experten”, i veri specialisti della vita quotidiana. Viene impostato un Fragenspiel (gioco di domande) in base a cui ognuno degli “esperti” risponde liberamente, collocandosi sulla scena nel settore del Sì e del No. “Chi di voi fa un lavoro che gli piace?”, “Chi di voi ama la propria città?”, “Chi di voi è favorevole alla pena di morte?”. Sulla scena c’è la realtà, cioè il tessuto umano della città e lo spettatore-cittadino è chiamato a riconoscersi e a interrogarsi a sua volta.
Anche per Atene il punto di partenza è stato analogo: 103 cittadini chiamati a rappresentare la città, in un rapporto di 1: 32.000. Il format tradizionale ha assunto però un forte significato politico e culturale (un approfondimento sulla prima performance in Grecia e questa di Milano uscirà in Luglio, sul prossimo numero di Stratagemmi). Per la prima volta i Rimini Protokoll si sono misurati con il mito antico, incrociandolo alla realtà. La tragedia Prometeo incatenato è stata discussa, scomposta e ricomposta: “facciamo parlare Eschilo con le parole della gente”, dice Wetzel. E infatti in quella serata del 2010 la coralità multiforme di Atene è sfilata sulla scena, prendendo 103 volti e voci diversi (l’antropologa e il disoccupato, il muratore e l’astrofisico, il tassista e lo studente…). Dal bambino fino al vecchio di 92 anni, ognuno con la sua singolarità e la sua piccola storia individuale, tutti dichiarano con quale personaggio della tragedia trovano maggiori affinità. “Io mi identifico con Ermes perché è sensibile”, “Io sto con Efesto perché come lui seguo le regole”, “Mi riconosco in Iò perché è inseguita e tutti siamo in fuga”. Le maggiori preferenze vanno però a Prometeo, amato perché soffre, resiste, lotta e si ribella.
Veniamo però alla specificità della serata milanese. Come far parlare Atene a Milano? Filo conduttore, la performance del 2010 proiettata in video sullo schermo (con sovratitoli). Ma non si è trattato di una semplice riedizione filmica o la narrazione di un esperimento esemplare. Il focus è rimasto sulla realtà, che è sempre il centro dell’indagine “politica” dei Rimini Protokoll.
All’improvviso, dopo l’intervento di Pavlos, un blocco-immagine. Intanto dall’ombra si stacca una figura per avvicinarsi al microfono, e quando si accendono le luci Pavlos, ora nella tridimensionalità della sua presenza viva, riprende la parola per raccontarci di sé. Il video continua e si interrompe ancora, per dare spazio e voce a Nikoletta, Ghiorgos, Prodromos e Nefeli, che ricorda con commozione la vicenda della immigrata bulgara Kostantina Kouneva, sfigurata dal vetriolo perché difendeva i diritti di umili lavoratori addetti alle pulizie. In rappresentanza del numeroso gruppo originario, ci parlano ora (con traduzione simultanea) di quanto è successo nel frattempo alle loro vite personali e in Grecia: decurtazione dello stipendio, un lavoro all’estero, disoccupazione, timori e speranze.
Poi, specularmente all’esperimento ateniese che continua a scorrere sullo schermo, anche a Milano si ricrea la polarizzazione Io sì / Io No, a fronte di domande come: “Chi si sacrificherebbe per gli altri?”, “Chi si aspetta che gli altri si sacrifichino per lui?”, “Chi pensa che cambierebbe, se avesse il potere?”, “Chi disobbedirebbe agli ordini del padre?”. Domande che prorompono dal testo eschileo: il contemporaneo balza in scena “vivo” dall’input antico senza soluzione di continuità, ed Eschilo continua a “parlare” all’oggi. Un oggi però che muta e si rinnova.
Nella serata ateniese veniva coinvolto il pubblico, che rispondeva con partecipazione alle domande dei concittadini in scena e anche a Milano si è provato questo dialogo, con risultati forse un po’ deboli, però la sostanza è rimasta, dimostrando che nella micro-comunità del teatro è possibile sperimentare e “praticare” la forza della democrazia.
Prometheus in Athens è uno spettacolo “politico” perché fa parlare la polis, protagonista indiscussa, che riscopre se stessa sul palcoscenico e fra le gradinate degli spettatori. E quando ciò avviene ad Atene, in lingua greca, sotto l’Acropoli e attraverso la filigrana della tragedia antica, il discorso politico si salda ad una riflessione più ampia sul fare teatro. L’esperienza aveva un senso compiuto e concluso nell’Atene del 2010, ma anche a Milano lo spettacolo si è imposto (pur con alcune sbavature e le forzate lungaggini dovute anche alla iterazione traduttiva), grazie alla sua forma aperta di performance-in progress, capace cioè di ricalibrare lo sguardo sulla realtà e sull’oggi. Le domande nate dalla suggestione di Eschilo, che sembravano profondamente contestualizzate e “ateniesi”, risuonano con pari forza a Milano nel 2012: sia per i greci, prostrati dalla crisi, che seguitano però a interrogarsi e a prendere come esempio la tenacia di Prometeo, sia per gli italiani, anch’essi incerti sul futuro. Integrare antico e contemporaneo, cultura e politica della realtà, questa la sfida riuscita dei Rimini Protokoll. E il docu-spettacolo diventa esportabile.
Gilda Tentorio