di Luis García-Araus e Javier García-Yagüe
regia di Serena Sinigaglia
visto al Teatro ATIR Ringhiera di Milano_10-27 ottobre 2013
“Io sono García!”. “Io sono García!”. “Io sono García!”.
Le battute risuonano ancora nella sala del teatro Ringhiera: gli spettatori si trovano a ripeterle, a sussurrarle con naturalezza mentre si preparano ad alzarsi e uscire.
Ma chi è García? Innanzitutto il protagonista di Ribellioni possibili, lo spettacolo debutto della compagnia spagnola Cuarta Pared (siamo nel gennaio 2007), che la compagnia ATIR ha tradotto, trasformato e adattato per il pubblico italiano, senza perdere quel tratto di genuina e tenera follia, tutta spagnola, che anima il testo. García è un uomo comune che compie una scelta tutt’altro che comune: affronta una causa contro una grande compagnia telefonica per soli 28 centesimi e con questo gesto quotidiano di straordinaria tenacia scatena una rivoluzione intima e personalissima in tutti coloro che lo incontrano. Carmen, Luis, Petra, Ana. Ognuno lotta per vedersi riconosciuto un diritto, diverso per ciascuno, ma che, se si guarda con occhio attento, è per tutti lo stesso: ottenere la possibilità di vivere in una società che ritrovi un volto umano, ormai sepolto sotto maschere di ordinaria indifferenza o di crudele sopraffazione.
Oltre ai personaggi principali, i sei attori in scena (Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Maria Pilar Pérez Aspa, Matilde Facheris, Chiara Stoppa e Sandra Zoccolan) interpretano ciascuno una maschera senza nome, identificata solamente dalla sua funzione sociale: tra queste, una sovrana-direttrice che tiranneggia i dipendenti; un medico cieco davanti alla sofferenza dei pazienti; una conduttrice televisiva pronta a distruggere, insieme alla propria, la dignità dei propri ospiti.
Le Ribellioni possibili procedono con un ritmo incalzante, che si regge sull’alternanza di situazioni grottesche e reali, comiche e intimamente tragiche, come accade ogni giorno nella nostra contemporaneità: gli spettatori si accorgono ben presto che ciò che vedono sul palco è la trasposizione artistica del proprio vivere quotidiano, tra rabbia, paure e speranze.
Ma il teatro, anche quando si ispira alla più stringente attualità, trasforma un fatto di cronaca – com’è la vicenda di García, che i due drammaturghi spagnoli appresero per caso da un articolo di giornale – in un fatto d’arte: in Ribellioni possibili all’interpretazione intensa e genuina degli attori si accompagna lo slancio della regia di Serena Sinigaglia, che gioca con l’immaginario utilizzando costumi e spazio scenico (pensati, come di consueto, con Federica Ponissi e Maria Spazzi). Così il palco si riempie progressivamente di oggetti sospesi in aria: sono le macerie del vivere quotidiano, che i personaggi riparano per poi lasciarle galleggiare sopra le loro teste. L’intero spettacolo è un anelito alla leggerezza, che trionfa nel volo stupito e poetico di Ana (Matilde Facheris), uscita simbolica dal suo inferno personale.
Ribellioni possibili lo scorso anno aveva dato il titolo alla stagione del teatro Ringhiera, mentre una nuova messinscena del medesimo spettacolo apre la nuova stagione, intitolata Favole italiane. L’accostamento dei due titoli provoca un riuscito cortocircuito: forse l’unico antidoto efficace contro il rischio di raccontarci favole sul presente è proprio l’impegno quotidiano per realizzare un cambiamento possibile.
Alice Patrioli
Per un confronto con un altro sguardo critico, leggi la recensione di Cristina Cecchi, pubblicata l’anno scorso in occasione del debutto dello spettacolo