È un piacere ritrovare, alla riapertura di stagione teatrale milanese, Stanze, la bella iniziativa di Rossella Tansini e Alberica Archinto che porta il teatro nelle case della città, una sorta di happening sospeso nel tempo dove, per assistere a uno spettacolo, si viene accolti in uno spazio sacro, che recinta fuori di sé il caos e la velocità di Milano. Arrivi dopo una giornata di lavoro e testa piena, suoni, sali le scale e sei subito obbligato a spegnere il telefono e dare tutta la tua (residua) attenzione per seguire quello che ti accade davanti, a pochissimi metri dal naso. Succede tutto in un palcoscenico di fortuna, inventato tra tendaggi e tappeti, approntato tra una porta-finestra e una cassettiera. Certo, si sta un po’ stretti, e il pubblico si deve accontentare di poltroncine o sedie recuperate tra sala da pranzo e cucina, ma vuoi mettere l’emozione di vederli lì, così vicini, gli attori che recitano, le luci che si posizionano, e sentire le musiche che partono.

La stagione autunnale è iniziata con le nuove repliche dello spettacolo di Massimo Sgorbani “Voci” (a cura di Renzo Martinelli) da “Innamorate dello spavento”, un progetto in divenire del Teatro i in cui l’autore cattura le voci di alcune donne legate al Führer: tutte precipitano inarrestabili verso la loro fine, nei giorni in cui è anche il Terzo Reich a dissolversi. In scena (meglio, in salotto), c’è Federica Fracassi, la star del Teatro i, attrice seria, preparata, appena chiamata da Marco Bellocchio per il suo “Bella Addormentata”.

Dà corpo e voce a Eva Braun, l’amante di Hilter. Vestita di un tubino grigio, fascinosa e insieme scomposta, fuma e ride, si impasta la bocca, donna bambina che riesce a essere gelosa anche di una cagna, cui allo stesso tempo si paragona e si immedesima. Una tragedia al femminile dove ci sono amore, attesa, devozione, paura, follia. Eva sogna di essere Rossella O’Hara in “Via col vento” e intanto precipita giù, sempre più pesante, sempre meno presente a se stessa, sempre più disarcionata dalla realtà. La Fracassi è molto a suo agio nello spazio ristretto di un salotto, il suo personaggio ne gode in intimità e in introspezione. E lei, l’attrice, sembra quasi prendere questo pubblico selezionato e iper attento come un banco di prova. Ne saggia le reazioni, si crogiola nei loro respiri trattenuti, li guarda fissi negli occhi.

Dopo lo spettacolo, nessuno scappa. Il padrone o la padrona di casa preparano sempre qualcosa da mangiare, alcuni contribuiscono al buffet con un dolce, altri ancora sono arrivati con una bottiglia di vino. Di certo, ogni replica non è uguale a quella che l’ha preceduta. Si rimane a chiacchierare. Anche l’attrice, anche il regista. Non lasciatevi intimorire da un retropensiero: è una cosa tra amici, io non c’entro. Non è così: lasciatevi tentare, prenotate un posto per i prossimi appuntamenti. Scoprirete, oltre a buoni testi e a buoni attori, una comunità teatrale, e non solo, di persone che portano avanti progetti, si fanno venire idee e ti trascinano lontano con il loro entusiasmo e, perché no, calore. Nel pubblico o tra gli organizzatori di Stanze ci sarà sempre qualcuno che vi rivolgerà la parola e vi chiederà come avete trovato lo spettacolo. O che vi inviterà a tornare per la prossima replica. Vi si apriranno piccoli grandi mondi. Anche a voi, magari, verrà un’idea: che è un bene così prezioso. Anche questa è Milano. Anche questo è il teatro.

Francesca Gambarini

 

Prossimo appuntamento: 22 ottobre , ore 21: Non io, Marcido in Beckett’s love

con Maria Luisa Abate, regia di Marco Isidori.

Informazioni: 331 4129098, [email protected], www.teatroalkaest.org/stanze/index.php.

Ingresso: 5 euro con tessera.