Coinvolgere i ragazzi di diverse fasce di età nell’elaborazione e realizzazione di progetti teatrali è una scelta sempre più diffusa tra compagnie e associazioni: innestare la passione per un mondo nuovo, per una forma artistica da scoprire, è fondamentale per indurre interesse nel teatro come occasione di consapevolezza e crescita personale, e magari aprire una partecipazione attiva nella vita teatrale.
Esemplare in questo senso è il modello della non-scuola del Teatro delle Albe, che con l’idea di non insegnare a fare teatro, ma lasciando liberi i ragazzi di valorizzare e di esprimere la propria individualità, si allontana dai canoni accademici per dare vita a qualcosa di molto più emozionante. Non meno importante il contributo dato, nella medesima prospettiva, da parte di alcuni festival: non ultimo quello di Volterra, tenutosi anche quest’anno nella splendida cornice della città etrusca dal 25 al 31 luglio.
E se Armando Punzo, anima e direttore del festival, si è dedicato a selezionare progetti “che sprigionino il senso della possibilità dell’Impossibile, che sperimentino una lingua attraverso cui pensare l’impensato”, sono stati i ragazzi dell’Associazione Culturale VaiOltre! (nata lo scorso anno dalla volontà di una cinquantina di ragazze e ragazzi dell’Istituto Carducci di Volterra) a dare corpo a questo impensato.
Per quale motivo viviamo, se non per tramandare qualcosa alle generazioni che ci seppelliranno? Partendo dal presupposto che curiosare nelle vite altrui possa essere d’aiuto inducendo all’emulazione – e se si tratta di donne e uomini straordinari ancora meglio – i giovani di VaiOltre! hanno dato vita al progetto Vai Oltre. Le città Ideali. Lo spettacolo è andato in scena il 29 luglio presso il Teatro Persio Flacco, per la prima volta a intera disposizione di Volterra Teatro, anche per altre iniziative.
Una linea di libri delimita il palcoscenico, come se lo incorniciasse, creando una trasparente barriera culturale: a occupare la scena i ragazzi in piedi, seduto sulla sinistra il regista Armando Punzo, intento ad osservare, e Andrea Salvadori al pianoforte. Le luci rimangono accese, Salvadori suona le prime note e i ragazzi iniziano a correre sul posto: sono una trentina, rumorosi e pieni di energia. Poi tutto si arresta, uno dei ragazzi si stacca dal gruppo e avanza verso la linea dei libri. Ne prende uno, lo apre e inizia a leggere. Nella società dei falsi miti ognuno cerca il suo, trovando frasi a effetto che su Facebook guadagnerebbero milioni di “Mi piace”. Il silenzio e uno sguardo sicuro, tipico degli adolescenti consapevoli di aver lasciato il segno, segue la lettura: il libro viene chiuso, riappoggiato per terra, il ragazzo si perde nel gruppo e si ricomincia a correre, alla ricerca di un altro limite da superare, attraverso la conoscenza e la cultura.
Lo spettacolo è frutto di un pensiero collettivo, nato durante un laboratorio teatrale diretto da Punzo nella scorsa primavera. Una sfida individuale, intesa come lotta per la propria identità, che nella sua estrema semplicità e forma partecipativa rappresenta una realtà che non risparmia nessuno: chi si astiene è inevitabilmente inglobato nella massa. I ragazzi dell’Associazione, nel mettere in gioco il proprio quotidiano e dimostrando di credere nella cultura come arma di cambiamento e di crescita del paese, sembrano inserirsi nel solco tracciato da Punzo, quando nel 1988 fondò la Compagnia della Fortezza.
Quest’anno la Compagnia nata con i laboratori di Carte Blanche nella Casa di Reclusione di Volterra, ha allestito Dopo La Tempesta – L’opera segreta di Shakespeare, una rivisitazione dell’intera produzione del drammaturgo inglese attraverso i suoi personaggi. Sono infatti questi ultimi a rimanere sempre al centro della scena, immersi nella cornice della splendida Fortezza medicea. Qui, mentre le creature scaturite dall’immaginazione di Punzo vagano per il carcere, le metafore shakespeariane sembrano acquisire una nuova prospettiva, angolazioni e profondità inedite.
Ma a celebrare Shakespeare nel 400esimo anniversario dalla sua morte, non c’è solo la Compagnia della Fortezza. Altro grande protagonista della rassegna è infatti Archivio Zeta, il gruppo guidato da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti che ha presentato Yoknapatawpha, Terra Divisa – dittico da Shakespeare a Faulkner. Spettacolo itinerante, il lavoro di Archivio Zeta è approdato al Teatro Persio Flacco, dopo essere partito dalla Fortezza Medicea ed aver attraversato, stupito e animato vie e piazze. Anche in questo caso, il teatro esce dalle sale per invadere le strade e la quotidianità. E, con un moto simmetrico, la realtà viene risucchiata nello spazio-tempo dell’azione scenica. Un altro modo, accanto al lavoro con i ragazzi, per rendere il festival uno spazio di apertura mai autoreferenziale.

Giulia Alonzo