11-17 marzo 2019_Milano
1. The Night Writer. Giornale Notturno di Jan Fabre alla Triennale Teatro
Un uomo che cavalca una tartaruga in direzione di Utopia, spettacoli-fiume h24, fluidi corporei usati come inchiostro: negli anni Jan Fabre ci ha abituati all’impensabile e ha condotto la nostra immaginazione fino all’estremo. Ma se questa volta avessimo la possibilità di vedere che cosa c’è dietro l’opera di una delle figure più innovative, immaginifiche e controverse – date le recenti accuse da parte di alcuni suoi collaboratori – della scena internazionale? Alla Triennale, nel contesto del festival FOG, andrà in scena una sorta di autobiografia spirituale dell’artista belga interpretata da Lino Musella. The Night Writer è, infatti, basato in larga parte sui diari personali di Fabre ed è un’opportunità per entrare in contatto con le sue riflessioni sulla vita e sull’arte, dalla giovinezza fino alla maturità. Potremmo dire: un viaggio dentro Fabre, alla scoperta del pensiero e delle occasioni che hanno generato quelle sue opere così esasperate, così morbosamente attente alla dimensione corporea e così sconvolgenti.
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2. Si nota all’imbrunire di Lucia Calamaro al Piccolo Teatro Grassi
Un uomo anziano vive tutto solo in una piccola casa di campagna, dove un giorno riceve la visita dei suoi familiari… Detta così, potrebbe sembrare l’inizio di una fiaba russa o di qualche vecchia novella. Si tratta, invece, dell’ultimo lavoro di Lucia Calamaro, che ha deciso di esplorare quel male misterioso e inquietante che sempre più incalza la nostra società: la solitudine. L’uomo, lo sappiamo, è un animale sociale e ha bisogno degli altri per sopravvivere. Il rischio, altrimenti, è quello di finire come il protagonista della pièce, Silvio (Orlando), che vive isolato dal mondo e che si è sottratto al flusso dell’esistenza. Passa il tempo seduto, a immaginare quella realtà che vorrebbe, ma che non c’è. I figli e il fratello tenteranno di smuoverlo e, nell’intento dell’autrice, di mettere in moto insieme a lui gli spettatori, per evitare che anch’essi rimangano, diciamo così, a lato della vita.
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3. Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello di Michele Sinisi al Teatro Fontana
Quando Sei personaggi in cerca d’autore debuttò quasi cent’anni fa la reazione della borghesia romana non fu delle migliori. Non a caso: lo spettacolo era così innovativo da risultare inquietante. Oggi, però, rappresentare l’opera più celebre di Pirandello è ben diverso. Tutti la conosciamo, tutti l’abbiamo studiata a scuola, tutti siamo ormai abituati ai meccanismi meta-teatrali che la contraddistinguono. Ma, anche se essa sembra aver perso gran parte della sua forza, ancora oggi sono poche le opere che esplorano così a fondo il rapporto tra vita e arte, tra realtà e finzione. Questo aspetto viene ulteriormente esasperato dall’adattamento di Michele Sinisi, che sceglie di rileggere il capolavoro pirandelliano immergendolo nella nostra vita quotidiana, in cui i social network sembrano renderci difficile distinguere tra ciò che è reale e ciò che è virtuale. Tra dirette Facebook, ospiti a sorpresa e ultime tecnologie, gli spettatori saranno portati a chiedersi che cosa rimane dell’arte “nell’epoca della sua riproducibilità digitale” e si vedranno probabilmente costretti a dar ragione a Calvino: un classico “non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.
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Andrea Maletto