Come fai a sapere che stai danzando?
Anni fa uno dei maestri di Manfredi Perego – che non ha frequentato una vera e propria accademia, ma si è formato seguendo le lezioni di alcuni coreografi scelti – ha posto ai suoi allievi questa domanda. Oggi, dopo molte riflessioni (e qualche ipotesi di risposta!), è Perego a porla ai ragazzi che partecipano alla sua masterclass. La domanda, nella sua semplicità, solleva tra i giovani danzatori un brusio confuso, divertito e spiazzato, così come gli esercizi che il coreografo propone alla classe. Le istruzioni sono semplici, comunicate con voce calda e pacata, sorridendo. “Muovetevi per la stanza come volete, con il vostro ritmo”: lentamente i gesti dei ragazzi cominciano a omologarsi gli uni agli altri ed è proprio ciò che Perego non vuole. Ciascuno deve realizzare una piccola ricerca personale, anche nel semplice riscaldamento: bisogna essere consapevoli del proprio movimento e non trasformarlo in abitudine. “Attraversate la stanza senza usare, a turno, una delle estremità di appoggio”: questi danzatori, a cui l’accademia insegna la tecnica ogni giorno, si trovano improvvisamente in difficoltà e sono costretti, prima goffamente, poi in modo sempre più fluido, a trovare nuove soluzioni e sbloccare nuovi linguaggi. L’obiettivo non è il raggiungimento di una posizione ma la costruzione del movimento, la tensione per arrivare, ogni volta, al punto estremo. I limiti, spiega Perego, non vanno per forza superati: occorre anche lavorare al proprio interno. La consapevolezza “a tutto tondo” del proprio corpo e della sua posizione nello spazio è fondamentale per capire come comunicare: il danzatore deve scegliere un movimento, fra mille altri movimenti possibili, perché esprime esattamente ciò che egli vuole dire, ed è questo che i ragazzi sono esortati a fare anche negli esercizi più lineari. Questa è anche la chiave, secondo il coreografo, per riprodurre un’improvvisazione ben riuscita: a volte la sequenza precisa dei gesti sarà irrecuperabile ma il danzatore potrà sempre aggrapparsi al pensiero consapevole che sta dietro la sequenza e che non viene né prima né dopo l’azione, ma esattamente insieme ad essa. I giovani sorridono e il loro divertimento dà energia e calore ai loro movimenti, rendendoli davvero “riscaldati”. L’esercizio compiuto con consapevolezza e concentrazione si fa partitura; le sequenze diventano coreografia; l’allenamento si trasforma in vera e propria danza. È così che ci si rende conto che si sta danzando? Perego non ha rivelato la sua risposta ma sicuramente qualcuno adesso saprà come rifletterci.

Chiara Carbone

Masterclass con Manfredi Perego tenutasi l’8 ottobre 2018.


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