In tempi di crisi, non c’è spazio per la concorrenza. C’è spazio invece per reti, sinergie e scambi di idee. Ed è in questa prospettiva di condivisione che alcune realtà che si occupano di critica teatrale sul web (ma non solo) hanno iniziato forme di scambio e collaborazione, a partire da un’esperienza presso la Biennale di Venezia: nel biennio diretto da Àlex Rigola – grazie a un progetto coordinato da Andrea Porcheddu – siamo entrati nelle fucine della creazione, osservando laboratori, workshop e debutti, e ne abbiamo dato notizia sulle nostre pagine.
Oggi Tamburo di Kattrin, Stratagemmi e Teatro e Critica vogliono rinnovare l’esperienza in occasione di Short Latitudes, il 4-6 e il 19 marzo a Milano. È un’esperienza di rete, innanzi tutto: vogliamo che le nostre testate siano un luogo di riflessione su quello che di interessante accade nel panorama del teatro di oggi e crediamo, lavorando insieme, di poterne offrire un’eco amplificata. Si tratta poi, anche questa volta, di un esercizio di osservazione partecipata: quello che vedremo nel corso di Short Latitude non saranno lavori compiuti, ma processi, ricerche, sperimentazioni.
Sulle nostre testate, nei prossimi giorni, leggerete racconti, testimonianze e spunti critici dalle prossime tappe del progetto, che si svolgerà a Milano, presso la Fabbrica del Vapore di via Procaccini e poi presso Officine Creative Ansaldo.

Cos’è Short Latitudes?
Short Latitudes, con il sostegno del British Council e in partnership con il Birmingham Repertory Theatre, progetto già sperimentato nella scorsa stagione in Puglia, nel 2013 è approdato anche in Lombardia, con il coinvolgimento di alcune compagnie del territorio, provenienti soprattutto della rete Être. Il progetto si interroga su alcuni temi: quali spazi e quali contenuti occupa la drammaturgia nel teatro contemporaneo? Quali ricchezze può offrire oggi la scrittura per il teatro, da quali bisogni profondi muove? Di che cosa scriveranno gli autori e gli artisti nei prossimi anni, in un futuro non troppo lontano?
Il confronto tra due mondi teatrali molto diversi – come quello italiano e quello anglosassone –, la circolazione di testi, la mobilità di drammaturghi e spettacoli teatrali, può forse portare ad alcune risposte e a creare i presupposti per un rinnovamento. Ecco perché un’attività di formazione, ricerca e scambio tra artisti italiani e britannici, di conoscenza e approfondimento culturale reciproci, sono il pilastro fondamentale di questo progetto.

Le fasi di Short Latitudes Lombardia
Short Latitudes si sviluppa in più fasi: tra gennaio e febbraio 2013 Caroline Jester e Steve Waters – entrambi autori di punta del teatro britannico – hanno condotto un workshop di ricerca e scrittura drammaturgiche. In questi giorni si approda, dopo un passaggio di tutoraggio a distanza, a una seconda fase laboratoriale (4-6 marzo, presso la Fabbrica del Vapore), in vista di una lettura dei testi prodotti accompagnata dal feedback di alcuni protagonisti ed esperti del settore (il 19 marzo presso Officine Creative Ansaldo).
Motivi di fondo del confronto sono le forme di rappresentazione del presente attraverso la scrittura drammaturgica e la convinzione che la funzione programmatica della scrittura inglese di raccontare il presente e di essere snodo tra cittadini e temi civili fondanti, possa contribuire ad arricchire il processo creativo e le modalità del comporre italiani.
A questo percorso laboratoriale si affianca un altro livello del progetto, che si esprime nella mise en espace – il 21 e 22 marzo nell’ambito di Luoghi Comuni Festival di Brescia – di due testi di altrettanti giovani autori che lavorano in Gran Bretagna: Arinze Kene con Little Baby Jesus (rappresentato da Nudoecrudoteatro e delleAli) e Evan Placey con Holloway Jones (messinscena delle compagnie In folio, Dionisi, Ilink).

Workshop e tutoraggio fra gennaio e febbraio: un riassunto delle “puntate precedenti”
Molto di tutto questo è già successo: l’innesco del percorso laboratoriale di ricerca e scrittura drammaturgiche diretto da Caroline Jester e Steve Waters si è svolto alle Officine Creative Ansaldo fra il 3 e il 6 gennaio. Per sapere come sono andate le cose e come si sia sviluppato il lavoro, il sito web di Short Latitudes è una risorsa preziosa: diari di bordo, videointerviste a caldo, frammenti di lezione e di creazione trasmettono l’energia di un percorso formativo fondato soprattutto sul fare, sulla pratica e sulla concretezza. Il punto di partenza della ricerca è stato il luogo; perché se, come ricorda Waters stesso, ci sono vari punti di origine per un testo (la trama, i personaggi…), anche lo spazio può rappresentare un imprinting importante. Spazio fisico, architettonico, da abitare, che si fa immediatamente anche luogo socio-politico, culturale, di interrogazione dell’immaginario: è questo il leitmotiv che ha accompagnato i giorni di lavoro, che vengono inaugurati dalla visione del documentario Entroterra Giambellino.
Ma come si fa a scrivere un testo a partire da un luogo? Ognuno sceglie una propria collocazione, prova ad abitarla per qualche minuto e, veloce, scrive un monologo – raccontano i diari dei partecipanti di quei giorni. Perché è questo il tono appassionato e concitato delle giornate del primo workshop: riflessioni teoriche e considerazioni tecniche, ma sempre applicate e concretizzate attraverso esercizi ben precisi, che vengono poi condivisi e analizzati collettivamente. Da questa modalità di approccio, che mescola lavoro individuale e collaborativo, rovistando e riassettando le “cassette degli attrezzi” ma anche concedendosi momenti di discussione più ampia, sono nati quattro testi: è stata individuata una situazione comune per tutti (doveva essere, su stimolo di Jester, un fatto di cronaca che avesse colpito tanto le comunità locali che poi il livello nazionale e internazionale) e hanno cominciato a lavorarci in tre gruppi. Poi, finito il workshop, c’è chi ha deciso di procedere sulla strada collaborativa e chi di fare da solo, i gruppi si sono riassettati, integrati e divisi il lavoro; la scrittura e la messa in sequenza cominciate all’O.C.A. a gennaio sono state sviluppate, riviste, a volte modificate e rilanciate, anche attraverso un rapporto di tutoraggio a distanza – parole d’ordine: concretezza, contestualizzazione, credibilità – di cui è possibile leggere traccia sul sito di Short Latitudes.

La storia è quella di Ahmed, 21 anni, via Padova. È stato trovato assassinato nel 2010, per mano di un coetaneo peruviano, e la comunità araba ha messo a ferro e fuoco il quartiere. Subito tanto i media (e non solo) si appropriano dell’accaduto, facendone un caso da prima pagina. Si nota immediatamente come, soltanto in queste poche righe di sintesi, ci siano tante delle questioni “calde” dei nostri tempi: la manipolazione politica e mediatica, l’integrazione culturale e il rinnovato concetto di nazionalità, la vita della metropoli del terzo millennio. In questi giorni staremo a vedere che forme drammaturgiche hanno preso, ovvero come il teatro sia capace di incontrare e raccontare il presente. E quanto sia necessario che se ne assuma il compito.