Parlare dello spettacolo. Entrare nel merito dei contenuti. Tenere alto il livello del dibattito.
Queste le parole d’ordine della conferenza tenuta questa mattina, 18 Gennaio, presso la sede del Teatro Franco Parenti e dedicata alla data milanese dello spettacolo “Sul concetto di volto nel figlio di Dio” di Romeo Castellucci.
Ad aprire su questa linea è la direttrice Andrée Ruth Shammah, che invita gli intervenuti a concentrarsi sui contenuti e non su quel “rumore di fondo” che fuorvia e distrae.
Difficile farlo. Difficile non tenere conto di quel tam tam mediatico – tra indignazione, solidarietà e amor di scandalo – che da settimane fa da eco alla vicenda. Difficile non parlare delle migliaia di mail di minaccia ricevute a partire dal 4 Gennaio dal Teatro Franco Parenti e firmate da gruppi di cristiani estremisti che vedono nello spettacolo una forma imperdonabile di blasfemia. Difficile non menzionare l’attacco antisemita indirizzato personalmente a Andrèe Ruth Shammah.
Ma anche l’Assessore alla cultura Stefano Boeri sembra voler ribaltare la prospettiva: “gli spettacoli vanno discussi nel merito, il dibattito non può essere preventivo e pregiudiziale”. E dopo aver sottolineato il “profilo internazionale” dell’opera di Romeo Castellucci, Boeri si pronuncia fermo esprimendo “la vicinanza dell’amministrazione comunale per un attacco razzista del tutto inaccettabile”.
Nessuna disdetta dunque, né dalla Societas né dal teatro: lo spettacolo rimane in cartellone.
Oliviero Ponte di Pino, che conduce il dibattito, chiede a Romeo Castellucci se ha avuto qualche ripensamento, o qualche tentazione di tirarsi indietro: “Mai. E l’idea è quella di portare a termine lo spettacolo, qualsiasi cosa succeda. Anche quando ci sono state interruzioni violente abbiamo sempre concluso la rappresentazione. Ringrazio il Parenti per la disponibilità in questo senso: credo che questo teatro non potrà che essere considerato un luogo di libertà”. Il regista romagnolo smentisce anche una notizia erroneamente circolata: che nella versione milanese sarebbe stata tolta una delle scene al centro della polemica. “Auto-censurarsi o mutilare lo spettacolo sarebbe stata una follia”, precisa Castellucci: “il lavoro è nato come un work in progress e si trasforma a seconda delle sale e dei teatri che lo ospitano. I criteri tecnici sono gli unici che ho preso in considerazione per mettere mano allo spettacolo”.
Altrettanto decisa Andrée Ruth Shammah, che afferma: “non abbiamo bisogno di pubblicità, non abbiamo paura e auspichiamo che tutto si svolga in assoluta normalità”. Difficile crederlo, mentre si guardano le forze dell’ordine presenti nel foyer del teatro e in strada (visibili nella foto scattata questa mattina) e i numerosi poliziotti in borghese tra il pubblico. “Non siamo noi a voler militarizzare il teatro”, assicura Shammah: “è la questura che agisce autonomamente al di là delle nostre richieste. Offriremo agli spettatori due cose: un dibattito al termine dello spettacolo e misure di sicurezza che non siano troppo invasive”. Per questo motivo, verrà data la precedenza agli spettatori abituali, già registrati presso il Franco Parenti: l’assiduità a teatro è garanzia del reale interesse per lo spettacolo.
Si arriva poi alle discusse dichiarazioni del cardinale Scola – secondo il quale mettere in programmazione lo spettacolo sarebbe, da parte del Parenti, un atto imprudente: un’affermazione che sembra ambiguamente sottintendere che reazioni come quelle manifestate in occasione delle repliche parigine siano nell’ambito del prevedibile. E che suona come un rimprovero al Franco Parenti per aver messo in cartellone una delle più significative realtà di ricerca italiane.
Per Castellucci il comportamento della diocesi milanese è un’occasione mancata: “le riflessioni che portiamo con lo spettacolo non sono bidimensionali, inducono al dibattito. Molte personalità di spessore legate al cristianesimo, sia in Italia che in Francia, lo hanno capito e hanno parlato di un ritorno della figura di Cristo al centro del dibattito culturale”.
Nella stessa prospettiva sembra ragionare Giuseppe Frangi, nipote di Testori e in area Cl, che difende a spada tratta Castellucci. Se prevarrà la pacata ragionevolezza di personalità come quella di Frangi o la violenza delle frange estremiste che hanno già agito a Parigi, lo si vedrà martedì al debutto.
Maddalena Giovannelli