4-10 dicembre_Milano
1. Fine pena: ora di Mauro Avogadro al Piccolo Teatro Grassi
Al centro di Fine pena: ora una storia vera: la corrispondenza, durata ventisei anni, tra il giovane capo mafioso Salvatore, condannato all’ergastolo nel 1985, e il suo giudice, Elvio Fassone, autore del libro da cui è tratta la drammaturgia del già “solitario numero primo” Paolo Giordano. Due mondi opposti che hanno trovato in un gesto d’umanità il loro punto di incontro. Uno scambio epistolare che scandisce l’ascesa e la carriera di un giudice e il tormento sempre più dilaniante di un carcerato. “Caro presidente”, “Caro Salvatore”. Il passo a due ruota attorno alla contraddizione di un grande interrogativo se la pena ha un valore riabilitativo, qual è allora il senso di una condanna a vita? È necessario mettere da parte ogni pregiudizio, aprirsi al dubbio, essere pronti ad accogliere molte domande, senza aspettarsi risposte certe e risolutive. Una riflessione, tanto necessaria quanto scomoda, sui concetti di libertà e responsabilità.
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2. American Buffalo di Marco D’Amore al Teatro Franco Parenti
Dalla Chicago degli anni Settanta alla Napoli dei giorni nostri: Marco D’Amore, smessi i panni del Ciro Di Marzio di Gomorra, si dedica alla regia e senza abbandonare la città partenopea né il palcoscenico cambia coordinate a American Buffalo di David Mamet. Quella scritta dal premio Pulitzer statunitense nel 1975 è una storia di un fallimento annunciato dove l’American Buffalo è un vecchio nichelino che il rigattiere Don vende disgraziatamente a un prezzo inferiore al suo valore innescando la narrazione, ma è anche, soprattutto, metallico simbolo del sogno americano, mito inseguito a tutti i costi e inevitabilmente mancato. È così che nella Napoli contemporanea che fa da cornice allo spettacolo i “junk shop” diventano “puteche” (negozi di cianfrusaglie), Bobby, giovane tossico, si trasforma in Robbe’ e nel napoletano colorito parlato da Don si insinuano a tradimento espressioni inglesi. Quella raccontata da American Buffalo è un’umanità disgraziata e alla deriva, al tempo stesso animata da un desiderio impellente di rivalsa, dalla necessità di battersi anche a costo della rovina. Sradicare il testo dal suo luogo di nascita, allontanarlo dal suo tempo, ne affievolirà la forza o saprà renderlo universale?
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3. Festival Exister X presso Teatro Franco Parenti – DanceHaus – Teatro Fontana
Si conclude questa settimana la decima edizione del festival Exister, celebrazione della “danza che cambia”, della danza “che genera relazioni fra lo spazio e i corpi”. In scena il 4 e il 5 dicembre, le coreografie di due importanti nomi della danza contemporanea italiana: Enzo Cosimi e Daniele Albanese. Al Teatro Franco Parenti, con la prima nazionale di Thanks for hurting me, terzo e ultimo atto della trilogia “Sulla passione dell’anima”, Cosimi indaga l’esperienza emozionale e sensoriale del dolore in un mondo dominato dalla tecnologia e dalla scienza, dalla velocità e dalla fuga. A chiudere il festival, al Teatro Fontana, Von della Compagnia Stalker di Albanese: la definizione, attraverso il corpo e il movimento, di uno spazio immaginario, di confine, dove luce e ombra, caos e ordine si incontrano. Anche quest’anno Exister propone una riflessione sulla danza attraverso la danza stessa, confermandosi custode necessario di una ricerca artistica profonda.
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A cura di Sara Monfrini