«Niente di tutto ciò è reale». Due corpi evanescenti brillano nel buio del palco. Si studiano, si imitano, dialogano tra di loro. Lo spettatore è immerso in un’atmosfera sognante, misteriosa, che sembra racchiudere la storia di tutto l’universo. Lute in un antico dialetto italico sono le scintille della brace, attorno alle quali gli esseri umani si radunano per condividere miti e racconti di tempi antichi e di mondi lontani. I danzatori sono due entità ignote, potrebbero essere due alieni, due pesci, due amanti, due alberi o, addirittura, due esseri mitici. Potrebbero conoscersi da tempo o essersi appena incontrati. Attraverso una danza frenetica sembrano voler comunicare al mondo un nuovo linguaggio, ignoto a tutti, ma allo stesso tempo universale. Poi riprendono fiato e cominciano a costruire qualcosa, come due coloni che scoprono una terra fertile e vogliono appropriarsene, lasciando un segno del loro passaggio.
Queste visioni mistiche ritornano anche in The Wilderness secondo movimento che Fabrizio Favale / Le Supplici consegnano al palco dell’edizione 2020 di MilanOltre. Alcuni danzatori, dalle movenze animalesche, si incontrano in un paesaggio sconosciuto. Si studiano, intessendo relazioni danzanti con movimenti sincronici o in conflitto, a stabilire rapporti di forza, a costruire una socialità, un gruppo. Ed eccoli, finalmente uniti, in atteggiamento di preghiera, a invocare un’entità superiore, un dio, uno sciamano o un elemento naturale. Poi con indosso dei mantelli neri che si prolungano oltre le loro braccia si muovono in cerchio, come per compiere un rito. Sono gesti vorticosi, un turbinio incessante: i movimenti rapidi delle mani, che sembrano dissolversi nell’aria, il rumore veloce dei piedi sul palco, le musiche evocative producono nella mente dello spettatore diverse sensazioni. Incertezza, malinconia, sorpresa, gioia. Ma soprattutto curiosità, voglia di guardare oltre la dimensione fisica dello spettacolo e lasciarsi trasportare dalle suggestioni che si creano sulla scena. Il nostro lavoro di spettatori è in fondo un esercizio di meditazione: la cosa importante non è trovare una risposta, ma porsi delle domande.
Alice Rapalli
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview