La masterclass di Virgilio Sieni è una continua riflessione. Il coreografo toscano inizia da subito a interrogare gli allievi danzatori su quello che pensano sia il proprio punto di forza e sullo stile a cui si sentono maggiormente vicini. Poi propone un primo esercizio, all’apparenza semplicissimo: alzarsi. Ciò che il coreografo sta chiedendo però va al di là della semplice azione di mettersi in piedi: al movimento deve infatti corrispondere da parte del danzatore una presa di coscienza del gesto appena compiuto. Non si tratta semplicemente di eseguire un comando ma di riflettere e aspettare questo scarto mentale prima di eseguire qualsiasi movimento. Per buona parte della lezione assistiamo allora a danzatori impegnati nel sollevarsi da terra: si muovono nello spazio con calma e precisione, seguendo i richiami di Sieni che li fanno voltare ora da una parte, ora dall’altra. Nei cambi di direzione, però, a comandare è innanzitutto l’intenzione dello sguardo. Nel mentre, Sieni si muove tra gli allievi per sottolineare, più che per correggere, ogni minimo dettaglio.

L’alzarsi si trasforma così in un movimento complesso, così come sono complessi i primi passi compiuti dai danzatori nello spazio: l’obiettivo è infatti la ricerca di una posizione che tenga in equilibrio il corpo e lo renda vigile. Non da meno è l’attenzione dedicata a braccia e mani, che devono sollevarsi e seguire impulsi che arrivino dai polpastrelli, e ai gesti, a cui si giunge solo dopo aver esplorato ogni particolare del proprio corpo. Le domande del coreografo tornano a farsi sentire al termine di questa sessione: quali percezioni hanno acquisito gli allievi attraverso questa indagine corporea? C’è chi sostiene di percepire una “nuova organicità”, chi invece sente una “scomposizione”. Su una cosa però sembrano tutti d’accordo: la sensazione che, attraverso il percorso compiuto, sia nata una concezione più viva della propria fisicità. Merito di ciò è la rigorosa ricerca sul gesto messa in pratica attraverso il principio della “risonanza”: mettendo in fila un movimento all’altro, si nota infatti come ogni gesto sia sospinto dal precedente in una rispondenza che somiglia a un rimbalzo. Non è però più tempo di parlare: Sieni dà inizio alle danze creando una breve partitura dove l’iniziale calma degli allievi muta presto in un turbinio di movimenti sempre più rapidi. La tensione dei danzatori cresce passo dopo passo fino a culminare in una fragorosa risata collettiva finale. Chi dice che anche la più impegnativa e laboriosa masterclass non possa concludersi con un po’ di leggerezza?

Caterina Piotti e Livia Torchio


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview