Secondo Fabrizio Favale

È assenza di tensione, condizione ottimale per qualunque lavoro col corpo. La danza infatti non è che un passaggio da uno stato del corpo a un altro, una transizione da compiersi in maniera non traumatica. Il release pertanto è presupposto ineliminabile quando il flusso è ciò che sta a cuore al coreografo. Da un lato serve per raffinare qualunque figura coreografica, per imprimerle limpidezza ed esattezza nel fluire di un movimento che non prevede arresti. Dall’altro è ciò che consente a un semplice ‘stato’ di innalzarsi a ‘qualità’: il release rappresenta un ‘aggancio’, un raccordo fluido tra diverse proprietà che scongiura il rischio di una performance ‘a singhiozzi’.

A cura di Federica Monterisi

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView