Cosa accade se una biblioteca si trasforma in un teatro estemporaneo? Come quest’esperienza,  sospesa tra lettura e performance, può cambiare la nostra percezione della realtà ? Queste le domande alla base di The Quiet Volume, performance interattiva ad opera di due spettatori, pensata da Ant Hampton e Tim Etchells (direttore artistico della compagnia inglese Forced Entertainment), in replica nella Sala Lettura della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in occasione di Tempo di Libri. I partecipanti, seduti uno accanto all’altro, sono invitati a seguire le indicazioni provenienti sia dalle parole sulla pagina scritta sia da quelle sussurrate in cuffia, in un gioco di ruoli fra performer e spettatore.

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Seduta alla sinistra del mio compagno attendo che qualcosa accada. Vorrei afferrare uno dei volumi appoggiati sul tavolo davanti a me, ma so che non posso: ogni mia azione dovrà essere guidata dalla voce proveniente dall’iPod che mi hanno fornito: non sono lì come una qualsiasi frequentatrice della biblioteca, ma come protagonista della performance. “Guardati attorno” sono le prime parole che risuonano nelle orecchie. Ha inizio così lo spettacolo, di cui sono contemporaneamente spettatrice e performer. La biblioteca si trasforma in teatro: la realtà di ciò che accade, i libri, le parole e le persone intorno si sovrappongono in una stratificata composizione nella quale è difficile identificare drammaturgia, scenografia e attori.
Una voce ci sussurra all’orecchio e ci guida attraverso questo luogo, normalmente così abituale. Per la prima volta siamo lì semplicemente per osservare chiedendoci: cos’è questo? Dove sono ora? Lentamente cala un immaginario sipario sullo spazio attorno e incomincia una sorta di secondo atto in cui l’attenzione si focalizza sul libro, che da collettore di storie diviene contenitore di lettere. La parola diviene un oggetto, bisogna levarle il senso e guardare il simbolo per quello che è: inchiostro nero su carta bianca.
Immersi nelle azioni io e il mio compagno interagiamo tra noi, con gli oggetti e con lo spazio intorno. Alzando lo sguardo, ci rendiamo conto di come, mentre vivevamo la performance, questa era percepita dalle persone circostanti. Forse chi studiava al tavolo vicino si sarà domandato perché sfogliavamo un libro tenendolo sottosopra: finzione o realtà? In biblioteca, come in metropolitana o per strada, ci troviamo spesso a osservare chi abbiamo di fronte, chiedendoci perché stia facendo quello che fa: ogni giorno, in ogni luogo pubblico, senza saperlo, siamo a teatro.

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Seduto alla destra di una linea immaginaria che mi divide dalla mia compagna, mi appresto a cominciare questa strana esperienza. Inizialmente dalle cuffie non proviene alcun suono. Viene spontaneo allora guardarsi intorno e osservare gli altri avventori della sala studio, impegnati davanti a i loro laptop e ai loro libri. Poi una voce inizia a parlare: sussurrando, ragiona sul senso di quella stanza, del silenzio apparente di cui è impregnata, sui gesti delle persone presenti e su quello che mi indica di fare. Ho davanti a me un quadernetto rosso, lo devo prendere, sfogliare, leggere. La voce inizialmente legge con me, poi si zittisce. ma in realtà continua. Quel bisbiglio, che all’inizio era esterno a me, è diventato la mia voce interiore: da osservatore e ascoltatore sono diventato protagonista, in balìa delle parole, del bisbiglio nelle cuffie. Spettatore della performance che io stesso metto in scena, davanti a tutti i frequentatori dell’aula studio, ma soprattutto davanti a me stesso. Mano a mano che si va avanti si è sempre più trascinati dal flusso di parole scritte e bisbigliate, da leggere, ricordare, visualizzare, smontare, dimenticare. Dialogo in silenzio con chi mi sta a sinistra, attraverso una serie di gesti che formano una sorta di danza di movimenti simmetrici che fanno avvicinare, allontanare, incrociare le due metà.
L’esperienza della lettura, più che un mero saper fare, diventa un’arte.

Giovanni Montanari e Costanza Motta

The Quiet Volume
di Ant Hampton, Tim Etchells
voci versione inglese: Ant Hampton, Seth Etchells, Jenny Naden
produzione artistica: Katja Timmerberg
registrazione binaurale: TiTo Toblerone
commissione e produzione: Ciudades Paralelas, a cura di Stefan Kaegi e Lola Arias, organizzato in coproduzione tra HAU Berlin e Schauspielhaus Zürich, in collaborazione con Goethe-Institute Warschau, Teatr Nowy e la fondazione Teatr Nowy, commissionato da Kulturstiftung des Bundes, Pro Helvetia e Goethe Institute Buenos Aires
coproduzione: Vooruit Arts Centre
debutto e co-produzione della versione italiana: Uovo performing arts festival
supervisione: Martina Pozzo
direttore di produzione: Paolo Rumi
prima voce: Emanuele Fortunati
voce di bambino: Pietro Ferro
terza voce: Franca Porzio
traduzione: Maddalena Fiocchi
registrazioni audio e editing: Andrea Pestarino @Music Production
un progetto: Triennale Teatro dell’Arte e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Questo contenuto è parte del laboratorio Fuori_riga, osservatorio critico su Tempo di Libri, a cura di Stratagemmi Prospettive Teatrali.