Opera Nazionale Combattenti presenta I Giganti della Montagna Atto III
drammaturgia di Valentina Diana
regia di Giuseppe Semeraro
“Noi siamo contro l’arte giovane contemporanea. Noi siamo per il teatro vecchio”. La dichiarazione, pronunciata sul palco di un festival dedicato ai nuovi linguaggi, non può che strappare una risata liberatoria: Principio Attivo Teatro riesce così, nei primissimi minuti dello spettacolo, ad innescare un immediato rapporto di empatia con il pubblico. Gli spettatori verranno legati con un simbolico filo spinato e saranno obbligati ad ascoltare le vicende di una bislacca compagnia di attori di pirandelliana memoria (l’Opera Nazionale Combattenti), che riprende idealmente l’ultimo atto mai scritto de I giganti della montagna. Dietro le quinte di uno spettacolo che non andrà mai in scena si consumano (come in Rumori fuori scena di Frayn) litigi e tradimenti, disillusioni e riflessioni sul fare teatro. È giusto assecondare i gusti del pubblico, come cercano di fare a più riprese gli attori? Oppure, come sostiene la Contessa Ilse, abbassare il livello del proprio artigianato artistico è una sconfitta?
Alla freschezza della prima parte e ai tempi comici ben assestati subentra qualche stanchezza: il meccanismo si inceppa e il dispositivo scenico viene fin troppo smascherato tra invocazioni della quarta parete e forzate spiegazioni sul ruolo del pubblico. E le potenzialità del testo pirandelliano in senso meta-teatrale non sono già state da più parti esplorate? Alla drammaturgia di Valentina Diana non mancano punte aguzze, gli interpreti sono convincenti e consapevoli, lo sguardo sul classico è libero da accademismi e anche per questo interessante: è un peccato che le atmosfere stranianti ma leggere si sgranino lungo il percorso. Alla fine, la compagnia esce di scena, ma in sala rimangono gli interrogativi sul senso di fare teatro oggi.
Maddalena Giovannelli