Progetto a cura di Associazione Realtà Debora Mancini
Partecipazione degli attori delle Residenze Urbane TLLT
Visto al Teatro Libero, 30 settembre-2 ottobre 2016

Un piccolo spazio incuneato nel cuore urbano di Milano si affaccia al terzo piano di un condominio e rivendica fin dal suo nome la propria indipendenza creativa: stiamo parlando di Teatro Libero. La nuova direzione artistica (Manuel Renga e Corrado Accordino) si presenta con un progetto inedito, sintomo dei tempi difficili che fanno aguzzare l’ingegno nella direzione delle buone pratiche: lo spazio viene condiviso dalle dieci compagnie delle Residenze Urbane TLLT (Teatro Libero, Liberi Teatri).

Nume tutelare per inaugurare la stagione 2016-2017 è stato Italo Calvino, portato a Milano da Debora Mancini, ideatrice di un fortunato festival itinerante autoprodotto, giunto ormai alla quarta edizione, che celebra il grande scrittore. La Mancini non nasconde il suo entusiasmo mentre invita il pubblico a “leggere Calvino sempre e ovunque”: un Maestro, che “non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, per citare una sua famosa definizione sul “classico”. Il progetto Buon compleanno Calvino! è un tributo d’affetto spontaneo, una festa-appuntamento fra settembre e ottobre (le date di morte e nascita), che si replicherà a cadenza annuale fino al 2023, quando Italo avrebbe spento cento candeline. Un viaggio dunque, perché la lettura stessa è un’avventura che movimenta idee ed energie, come segnala al centro del palco una “valigia dell’attore”, su cui sono posati in bella mostra i libri scritti da Calvino.

Come impostare la resa performativa di una lingua nata per la fruizione attenta del lettore? Per ogni operazione di reading, si sa, in agguato vi è sempre la stanchezza dell’ascoltatore e il calo di concentrazione. Ma ascoltare Calvino presenta anche altri rischi. Quella lingua che persegue il rigore dell’essenzialità e della limpida trasparenza, a teatro deve necessariamente diventare fisicità sonora, senza perdere però in “leggerezza”. Inoltre lo stesso Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore sottolineava la libertà della lettura silenziosa, che permette di “decidere il tempo”; disporsi all’ascolto significa al contrario affidarsi al tempo altrui. Fondamentale allora diventa il ritmo, per scandire il limpido dettato calviniano e riprodurre l’alchimia seduttiva sprigionata dalle sue parole. Uno dei pregi di questo progetto è appunto la riscoperta di un Calvino musicale: nella limatura selettiva che mira alla sottrazione di peso, lo scrittore ha calibrato perfino l’alternanza di vocali e consonanti. E in una sinergia funzionale, la musicalità sottesa alla prosa viene richiamata dal commento musicale (Daniele Longo): i suoni si adagiano fra le parole, innestano duetti dialogici con esse, danno colore a rumori ed emozioni, oppure rendono più corposo il filo sottile e iridescente dell’ironia calviniana.

L’altro merito del lavoro è l’enfasi sulla varietà del Calvino sperimentatore di stili e linguaggi, che ha affermato: “Provo insofferenza per ogni forma stilistica di cui abbia già esplorato le possibilità”. L’idea di “molteplicità”, per Calvino una delle parole-chiave del millennio, è raggiunta non solo attraverso la diversità delle opere scelte, ma soprattutto grazie all’approccio corale e polifonico delle compagnie che si susseguono in staffetta e individuano una cifra cromatica personale o scintille di comicità impensate.

La serata di venerdì 30 era dedicata al Marcovaldo vittima di una realtà urbana aggressiva, con pause di riflessione semi-divulgativa affidate a un giovane fisico, connubio che non sarebbe dispiaciuto a Calvino. Non è mancato l’appuntamento per i più piccini (domenica mattina), con le Fiabe Italiane, cui ha dato voce l’effervescente Mancini, accompagnata in scena dalle magie luminose create dall’illustratrice e performer Cristina La Notte.
Sabato sera (1 ottobre) protagonista era invece la malinconia che avvolge i racconti degli Amori difficili, con l’intimità schiacciata da una vita agra di sacrifici (Avventura di due sposi) o la scoperta inattesa della libertà (Avventura di una moglie). E poi altre due storie di ironia e tenerezza, tratte da Idilli difficili –particolarmente riuscita è la resa di Un letto di passaggio, a cui presta la voce Corrado Accordino, con improvvise accelerazioni e smorzamenti comici.
Il compito più arduo e ambizioso era riservato alle Cosmicomiche, appuntamento domenicale (2 ottobre) seguito soprattutto dai lettori “esperti”, capaci di orientarsi in quel capolavoro che Montale definì “fantascientifico alla rovescia”, perché proiettato a un passato primordiale di nebulose e creature unicellulari, con vette espressive in cui “il gioco intellettuale si avvicina alle illuminazioni della poesia”. In questa sorprendente saga cosmogonica, la cifra linguistica è l’esattezza folgorante, scolpita in strutture logiche stringenti e cosparsa di un’ironia a tratti epifanica: le frasi schizzano fra quasar, galassie e anni-luce, giocano con la teoria dei buchi neri e la fisica relativistica delle nozioni di spazio-tempo. Per condurre lo spettatore-ascoltatore nella grandiosità sterminata dell’universo è sufficiente una sequenza di luci decorative disposte a spirale: è questo il confine degli spazi siderali dove il bizzarro protagonista Qfwfq si muove e riflette, fra inseguimenti intergalattici, dubbi amletici (implodere o esplodere?), e anche la disperata ricerca di “reputazione” fra le galassie (racconto Anni-luce), così simile all’attuale ansia di visibilità e di like nel panopticon della Rete. Un ulteriore segno della lungimiranza profetica dello scrittore.

Questo Calvino tutto da ascoltare è sicuramente un esperimento ambizioso e lodevole. Particolari note di merito vanno al trasporto espressivo della Mancini e alle performances maschili (Corrado Accordino, Alessandro Veronese, Manuel Renga), che riescono a enfatizzare le diverse cromature tonali e a far scoccare la scintilla dell’ironia calviniana, spesso contigua all’assurdo e al surreale. E se gli spettatori, travolti dal fiume di parole, avessero perso qualche passaggio, saranno senz’altro riusciti a cogliere la forza di questa lingua essenziale e “leggera”, capace di fluire nel circolo virtuoso libro-teatro-libro.

Gilda Tentorio