La drammaturgia Calderón di Pier Paolo Pasolini si svolge nella Spagna franchista degli anni ’60, un decennio pieno di avvenimenti storici sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista politico. Partendo da uno scatto del fotografo catalano Ramón Masats, ci ricolleghiamo ad uno dei maggiori traguardi dell’essere umano in campo spaziale: l’allunaggio nel 1969. Cosa sarebbe successo se sulla Luna l’equipaggio dell’Apollo 11 avesse trovato forme di vita?

Ramón Masats, Seminario (1960), © Galeria Blanca Berlin

Secondo dopoguerra. Francisco Franco, paranoico e oscurantista come tutti i dittatori che abitano le pagine dei libri di storia, aveva vietato le riunioni private con più di cinque persone, al fine di impedire la propagazione di idee repubblicane tra i cittadini spagnoli e spegnere quindi sul nascere ogni fuoco rivoluzionario.

Ciononostante, i dissidenti trovano un modo per sabotare il divieto: mascherano le loro riunioni in partite di calcio, così da discutere indisturbati. Inoltre, per compiacere il cattolicesimo fervente di Franco, usano come divisa sportiva l’abito talare, in modo da essere scambiati per preti dalle guardie che pattugliano le strade ed essere lasciati in pace.

La conseguente massiccia presenza di uomini in vesti talari per le strade di Madrid allarma la Chiesa, preoccupata di non aver abbastanza conventi per poter accomodare questa crescita di ecclesiastici. Questo è il motivo per cui la capitale spagnola è la città europea con il più alto rapporto abitanti/monasteri.

1969. Mentre Aldrin passeggia sulla superficie lunare nota degli strani segni sul terreno,delle forme triangolari che procedono in linea retta per diverse centinaia di metri. Seguendo queste scie che corrono parallele, l’astronauta raggiunge quello che sembra essere un cratere creato dall’impatto con un piccolo corpo celeste, dal diametro non superiore al mezzo metro. Avvicinandosi e guardando più da vicino, Aldrin si rende conto del movimento frenetico di piccoli esserini all’interno del cratere: si muovono come tante formiche, ognuna con un proprio scopo.

Dopo essersi confrontato con Armstrong e Collins sul da farsi, decidono di contattare la NASA. Ovviamente, l’ordine che arriva è di portare almeno tre esemplari di esserini intergalattici sulla Terra per poterli studiare. Aldrin e Armstrong cercano come meglio possono di catturare e imballare tre delle formiche lunari, assicurando il carico per prevenire danneggiamenti al rientro nell’atmosfera terrestre. Purtroppo, al momento dell’atterraggio, i cavi che assicuravano l’imballaggio cedono, e una fenditura si apre e ciò permette alle formiche di uscire. Ad oggi non è stato ancora possibile localizzarle. Alcuni dicono che abbiano trovato un modo per tornare a casa, altri che si stanno preparando per una sorta di vendetta.

Photo by Linus Mimietz on Unsplash

Da un diario ritrovato: «Giorno 1.850 della dittatura delle formiche lunari. Sono passati ormai quattro anni da quando le formiche ci hanno relegato sottoterra, nell’immenso formicaio che hanno costruito per noi. Non abbiamo il permesso di uscire all’aria aperta, inizio a non ricordarmi più l’odore del mare. Le formiche hanno dapprima colonizzato gli Stati Uniti, prendendo poi possesso dell’intero continente americano.

Per adesso ci garantiscono accesso all’elettricità e alle loro tecnologie primarie per le attività di tutti i giorni. Ciononostante, l’accesso all’acqua potabile non è ancora stata regolamentata, ed ogni giorno ci sono lotte furiose per il controllo del pozzo. Con l’intento di mantenere un briciolo di normalità, il Comitato per la Sopravvivenza Umana ha organizzato dei tornei di calcio, prendendo spunto da una vecchia foto ritrovata durante lo spostamento dalla superficie al sottosuolo. Mi pare che l’autore sia un certo Masats, ma non ne ho la certezza. Da Barcellona è tutto».

Alida Savio


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