Quale sensazione hai provato durante lo spettacolo? E quali elementi ti hanno colpito maggiormente?
Sono un neofita della danza contemporanea e devo dire che lo spettacolo mi è piaciuto molto: a parte la straordinaria bravura di Paola Lattanzi, ho provato un forte senso di violenza, di ribellione; sottolineato, in apertura, dall’audio di un’intervista a Pino Pelosi, colui che è considerato l’assassino di Pasolini.

Fulvio, 65 anni, pensionato

Ho avuto la sensazione di stare quasi senza respiro, tutto il tempo. L’interpretazione di Paola è eccezionale, esprimeva una fortissima tensione. Ho respirato solo quando lo spettacolo è finito, ho avuto un senso quasi di sollievo.

Antonietta, 42 anni libera professionista

Quali immagini e suggestioni ti ha evocato la performance?
L’ho trovato un bel mix di linguaggi di regia, teatro e danza insieme, uno spettacolo completo e di altissimo livello. Un lavoro estremamente suggestivo: l’ultima parte in cui Lattanzi viene esposta con il corpo dipinto mi ha ricordato un mercato degli schiavi. Decisamente inquietante!

Viola, 21 anni, danzatrice

Un’immagine che mi ha colpito molto è il gioco con la palla, ma anche le sedie e i giornali: gli oggetti di scena hanno conferito alla scena un’atmosfera da sobborghi romani, o comunque un’immagine di una qualsiasi periferia italiana. È stato molto intenso, anche se più che emozionale lo definirei concettuale.

Nicola, 35 anni, ingegnere

Come giudichi il modo in cui viene espresso il legame con la figura di Pasolini?
In alcuni momenti la presenza di questa figura si fa sentire in maniera evidente, come all’inizio dello spettacolo con la registrazione della voce del suo assassino; però a meno che non si conosca bene Pasolini, è difficile fare sempre dei collegamenti con lo spettacolo.

Martina, 22 anni, studentessa

La vernice nera, che il ragazzo si spalma forsennatamente sul volto all’inizio dello spettacolo, può essere un richiamo a Petrolio; quando invece gioca con la palla credo voglia far riferimento a Ragazzi di vita, alla borgata romana.

Emma, 21 anni, danzatrice

Come avete trovato i ruoli dei due danzatori, e che cosa potevano rappresentare?
C’era molta disparità tra i due ruoli, uno squilibrio tra le presenze in scena. Lei era l’assoluta protagonista, molto più presente e dominante rispetto alla figura maschile. L’uomo, a lungo in disparte, incombente e minaccioso, lo associo a una figura giudicante, oppure a una rappresentazione simbolica della società, che a volte si limita ad osservare, mentre in altre interviene attivamente con gesti molto aggressivi. Quello della protagonista femminile, invece, è un ruolo multiforme: in lei si poteva scorgere certamente il ragazzo, in tutte le fasi della sua trasformazione. Altre volte mi è sembrato che Lattanzi rappresentasse Pasolini stesso, una sorta di contraddizione interna, ma anche un parallelismo.

Alessandra, 33 anni, impiegata

La mia opinione è che Pasolini sia interpretato da Paola Lattanzi, mentre Pablo Tapia Leyton interpreti Pelosi. Trovo molto interessante che sia una perfomer femminile a ricoprire il ruolo di Pasolini, anche se, a dir tutta la verità, i ruoli non sono così fissi e a tratti sembrava si ribaltassero.

 Francesca, 23 anni, studentessa

Come interpreti il finale della performance?
Il finale è un’idea di divinizzazione di Pasolini, dopo la sua morte. Pasolini diventa così un simulacro di qualcosa che non esiste più, un vuoto, che perde significato. Dalla risata finale, che si perde nell’ombra, si coglie un forte senso di tragicità, forse legata anche al fatto che non si sia mai fatto chiarezza sulla morte dello scrittore. In tutto il finale si potrebbe vedere la morte di Pasolini (che alla fine della sua vita, pur essendo un intellettuale riconosciuto, era già ‘un prodotto’) indebolito ancor di più da chi lo uccide e lo cosparge di fango: la sua è una specie di moderna crocifissione.

Emma, 21 anni, danzatrice

Il ragazzo fa indossare a Paola un paio di scarpe con il tacco e la mette in piedi su una sedia, in bella vista. È la mercificazione di Pasolini, che con tutte le sue contraddizioni in vita, dopo la morte acquisisce una sorta di aura, ma che alla fine è nel momento più vuoto. Lui, il boia, lo brucia, l’offusca. Tutto lo spettacolo è una specie di danza di morte, fin dal principio.

Paola, 47 anni, insegnante

È come se Pasolini venisse ‘rivestito’ dell’idea di Pasolini: perde la sua verità e diventa quello che tutti si ricordano di lui, quello che la gente si immagina di Pasolini. Dopo la morte diventa una sorta di idolo, una statua.

Teresa, 56 anni, avvocato

A cura di Giulia Liti e Andrea Malosio

Bastard Sunday
regia e coreografia Enzo Cosimi
da Pier Paolo Pasolini
interpreti Paola Lattanzi, Pablo Tapia Leyton
Visto a MilanOltre l’11 ottobre 2017

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView