Non c’è dialogo pacifico tra la macchina e l’uomo. Non c’è poesia nel loro rispondersi e interagire indirettamente. È una danza, quella tra automa e performer? Forse è una guerra, una contesa. Sulla scena di HABITdata #2 tre danzatori si risvegliano, come da un sonno profondo, attraverso movimenti ampi e lenti. Ma nel buio un quarto elemento già li accompagna: un braccio meccanico incombe su di loro come una presenza minacciosa, li studia attraverso il suo occhio-telecamera, codifica i loro gesti e ne riproduce le pose, in un gioco di ritardi, sospensioni, echi. Cattura le loro sagome, proiettando le sequenze coreografiche sulle pareti bianche che li circondano, dando vita a immagini notturne, disturbanti, dalla grana evidente, che ricordano lo sfavillio di un cielo stellato. Uno straniante senso d’angoscia pervade la sala, mentre l’automa entra in relazione con gli interpreti, analizzandoli anche quando sono immobili, sdraiati inermi sul pavimento. Si avvicina e si allontana, si ritrae come un animale selvatico e diffidente che studia l’uomo, l’intruso nel suo habitat incontaminato, fatto di silenzi, rumori metallici e superfici asettiche. A tratti sembra di essere approdati su un pianeta muto, desertico, nella cui atmosfera si diffonde il rumore bianco del cosmo, il suono delle vibrazioni che producono i corpi celesti quando si muovono nello spazio siderale. L’armonia tra elemento naturale e artificiale è tutt’altro che rassicurante, anzi, inquieta. Ben presto l’impressione è che non sia la macchina a imitare i danzatori, ma piuttosto il contrario: sono loro, corpi estranei in un ambiente nudo che non gli appartiene, ad adattarsi al suo ritmo. Uno spiraglio di luce prodotto dall’automa ruota vorticosamente su tutte le pareti, scansiona persino gli spettatori, ed è proprio nel segreto di questa fessura luminosa che sul finale si riuniscono i tre interpreti, come a sancire la loro dipendenza dalla macchina, il loro accordo con la materia artificiale.
Sara Monfrini
HABITdata #2
ideazione e regia Claudio Prati, Ariella Vidach
interpreti Gloria Dorliguzzo, Federica Esposito, Manolo Perazzi
Visto a MilanOltre il 4 ottobre 2017
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView