Me So You So Me è come una storia a fumetti: scene in riquadri distinti ma connessi da un filo sono percorse dagli stessi protagonisti, sempre riconoscibili anche se in combinazioni cangianti. Lui è vestito e truccato come un mimo, lei ha abiti che ricordano quelli di un’artista circense o una cosplayer in stile manga. Entrambi hanno contorni netti e personalità forti e marcate quanto il loro aspetto; entrano in relazione l’uno con l’altro, provando a far convivere la loro esondante individualità.
I movimenti stereotipati e la musica Asa-Chang li immergono nell’ambiente di un cartone animato giapponese dall’atmosfera, giocosa, ma anche violenta tipica dei manga. Cercano di prevalere l’uno sull’altro, di oscurarsi a vicenda, inscenano un razionalissimo combattimento di arti marziali, che sfocia nel tipico duello western, per poi degenerare in una rissa selvaggia a colpi di pugnale.
Quella di Me so you so me è  una realtà potenziata, dove desideri, pensieri e minacce prendono corpo e gli elementi della quotidianità vengono sviluppati con grande enfasi e drammatizzazione. La scena cambia in continuazione insieme ai protagonisti: nuove atmosfere, nuove luci, nuovi effetti. La coreografia è altrettanto eclettica, con elementi presi in prestito dal teatro, dal circo, dall’arte di strada: passi di danza classica e break dance riescono a convivere senza stonare. Quella che in fondo è una storia d’amore, ripresa nella sua normalità, nello sforzo quotidiano di una coppia di accordare le proprie esigenze individuali, è raccontata in modo divertente, coinvolgente. E finalmente, nell’ultima ‘vignetta’, li vediamo riuniti: i due hanno trovato un accordo. Anche nei fumetti, il lieto fine è sempre un’arma vincente.

Giulia Liti

Me So You So Me
regia David Raymond, Tiffany Tregarthen
ideazione e interpreti David Raymond, Tiffany Tregarthen
Visto a MilanOltre il 14 ottobre 2017.

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView