«Sto guardando qualcosa che non e’ un ricordo (…)
Un’ immagine che per me non ha significato,
Che va oltre il significato delle parole»

Variazioni sul modello di Kraepelin, la mostra/installazione realizzata dagli allievi del Dipartimento di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera a partire dall’opera omonima di Davide Carnevali, ha come oggetto di indagine il morbo di Alzheimer: trattato tuttavia non da un’ottica clinica, ma sottilmente personale. Centrale in essa è l’idea della perdita della memoria e dell’identità individuali, così come di quella collettiva: la storia dell’Europa, ancora in formazione, appare in parte già dimenticata.

L’installazione si sviluppa secondo un percorso frammentario — simile in questo alle pagine che l’hanno ispirata — instabile, straniante e di matrice surrealista: oggetti e manufatti sembrano ricollegarsi al testo, pur non facendone parte. A susseguirsi sono così uno specchio rotto, una serie di ritratti fotografici di un uomo la cui figura va via via dissolvendosi — simbolo al contempo del progressivo sfaldarsi identitario del protagonista, e della disgregazione che la sua immagine subisce nella percezione dei suoi affetti e dei suoi familiari —, e un orologio composto da due ingranaggi sovrapposti, allegoria della nozione del tempo, fatalmente distorta nella mente degli anziani vittime della malattia. Accanto a questi, i giovani curatori hanno inoltre selezionato alcuni oggetti che racchiudono in sé storie di vita a commoventi; un libro della “non memoria”, realizzato in carta di riso, è ispirato alla malattia di un prozio di una delle autrici del progetto: l’uomo, infatti, riusciva a comunicare con le persone a lui care solo attraverso un quaderno. Variazioni sul modello di Kraepelin rappresenta un tentativo di trasferire una sensibilità e un pensiero nella pura materia; la mostra incita il fruitore a unire i pezzi del puzzle, dando una propria interpretazione di una storia che, naturlamente, non potrà che essere parziale e soggettiva.

Stefano Cagnetti

 

VARIAZIONI SUL MODELLO DI KRAEPELIN
(o il campo semantico del coniglio in umido)
a cura degli allievi del Dipartimento di Scenografia, dell’Accademia di Belle Arti di Brera, coordinati da Ferruccio Bigi

visto al Piccolo Teatro Grassi – Chiostro Nina Vinchi in occasione di Tramedautore


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico Trame d’inchiostro