di Michela Marelli e Serenella Hugony Bonzano
regia di Michela Marelli
visto al Nuovo Teatro Ariberto di Milano _ dal 3 al 6 e dal 10 al 13 aprile 2014
Mentre sulle riviste e sui quotidiani comincia ed essere annunciata la serie Tv dedicata a Giorgio Ambrosoli e interpretata da Francesco Favino, il teatro arriva, come sempre, silenziosamente in anticipo.
Michela Marelli, coautrice e regista, ha presentato a Milano un inconsueto esempio di teatro-canzone dedicato alla tematica civile; lo spettacolo, che propone una riuscita alternanza di narrazione, musica e memoria, ha meritato nel 2011 il premio “Isabella D’Este”.
Prendendo le mosse dalle oscure vicende della Banca Privata Italiana di Michele Sindona – di cui nel 1974 l’avvocato Giorgio Ambrosoli diventa commissario liquidatore su nomina del governatore della Banca d’Italia – il racconto si dipana fra complesse operazioni finanziarie e pressioni politiche.
Luca Maciacchini, solo sul palco con due chitarre come essenziale scenografia, ripercorre la vita del commissario basandosi sulle testimonianze dei famigliari: i tentativi di corruzione respinti, la determinazione e l’abilità nel portare avanti il proprio compito, la consapevolezza di essere in pericolo, le telefonate minatorie. Infine l’esecuzione: Giorgio Ambrosoli viene ucciso a Milano nel luglio 1979 da un killer italoamericano assoldato da Sindona.
Il testo di Michela Marelli e di Serenella Hugony Bonzano, sotto la sobria regia della stessa Marelli, attraversa con cura la delicata vicenda biografica, si permette qualche digressione sugli aspetti sociali e di costume dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, e ha il pregio di rendere comprensibili i complicati passaggi finanziari che hanno coinvolto le società di Sindona, con la complicità di banche svizzere e americane, dello IOR e di una parte della politica italiana.
Lo spettacolo è un tributo accorato al senso del dovere e all’incorruttibilità di Ambrosoli, quasi a riscattare il silenzio e l’omertà di allora (in scena viene ricordato l’atroce “se l’andava cercando” di Giulio Andreotti). Il suo nome viene associato – in lungo ed emozionante “calendario dei santi laici” – a tutti coloro che sono morti per non essersi piegati di fronte alle logiche del potere malavitoso.
Un esempio di teatro politico e civile, che tornerà a Milano il prossimo 11 luglio nell’ambito della manifestazione “Milano e la memoria” e che ha girato a lungo nelle scuole di tutta Italia: e proprio nei cittadini di domani l’esempio di Ambrosoli può lasciare un eco. “Fino a che punto ognuno di noi può dirsi impermeabile a qualunque tentativo di corruzione?”, chiede l’attore al pubblico.
La risposta è tanto banale quanto trascurata: sono i comportamenti quotidiani e la professionalità nel compiere il proprio dovere senza sconti a poter fare la differenza, come scrive con semplicità lo stesso Ambrosoli alla moglie: “E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese…”
Simona Lomolino